Questa mattina la Senatrice Onorevole Roberta Toffanin è stata accolta alla sede della Co.Ge.Vo a Punta Poli dal presidente dei Co.Ge.vo. di Chioggia, Michele Boscolo Marchi, alla presenza di numerosi rappresentanti delle associazioni di categoria del mondo della pesca. Tra di essi il Vicepresidente dei Co.Ge.Vo. di Chioggia, Paolo Tiozzo, il Vice Presidente dell’O.P. Fasolari Angelo Tiozzo Brasiola, il Vice Presidente dei Co.Ge.Vo Paolo Tiozzo, della cooperativa San Marco era presente Marco Spinadin, responsabile Regionale della Federcoopesca. Presente anche il Presidente del Consiglio Comunale Beniamino Boscolo di Forza Italia, l’Assessore Serena De Perini di Forza Italia, il consigliere Marco Lanza, capogruppo di Forza Italia e presidente alla Commissione Pesca.
Completa l'introduzione che ha fatto Marchi a vantaggio della senatrice Toffanin, dando una descrizione nel dettaglio dei settori di pesca e di tutto il comparto ittico del clodiense, delle aree di pesca e delle metodologie adoperate.
I Co.Ge.Vo. di Chioggia e di Venezia, sia O.P. Fasolari, che O.P. Bivalvia Veneto, praticano una gestione sostenibile della risorsa ittica, pescando a quote sul venduto , in modo di non sfruttare inutilmente la risorsa con un doppio vantaggio, mantenere il prezzo e non sfruttando inutilmente l’ambiente. Di routine poi monitorano la risorsa che da tre anni, dall’avvento della tempesta Vaia, sta soffrendo, soffocata dai detriti lasciati dal corso dei fiumi. La crisi economica del settore è dovuta anche ad altri fattori, non da meno il lungo periodo di fermo volontario che il Co.Ge.Vo si impone oltre il periodo di fermo biologico. La marineria resta ferma dai 4 ai 6 mesi annui, non retribuiti.
Il Mo.S.E. e le opere ad esso complementari, quali la diga foranea, la lunata oltre ai ripascimenti contribuiscono inoltre a modificare l’habitat del prodotto. Questi ultimi anni hanno visto la categoria tartassata dai problemi, "messa all’angolo” la definisce Marchi.
La parola pescatore ha assunto in questi tempi una connotazione negativa, fa notare il Presidente dei Co,Ge.Vo.. A causa del non sapere come si svolgono le operazioni di pesca la categoria viene ritenuta un predatore del mare, un distruttore del mare. Questa è una mazzata per chi invece svolge un’azione di monitoraggio quotidiana, a partire dal momento in cui cala l'attrezzo per la pesca in mare.
In mare non ci sono solo i pescatori, fa notare Marchi, ma lo si può definire un cantiere a cielo aperto, in cui non c’è giorno che l’uomo non ci metta mano, tra costruzioni e ripascimenti, che finiscono col danneggiare inesorabilmente l’ambiente marino e dice ciò portando ad esempio gli ultimi lavori fatti nello specchio acqueo antistante Isola Verde dove, da quando sono state ripristinate le lunate non c’è più prodotto da raccogliere.
Anche il numero delle imbarcazioni nasce per tutelare la risorsa, un tot di barche a seconda della grandezza del compartimento, non una di più. Infatti quando un compartimento viene ristretto a causa di interventi che provocano il depauperamento del fondale in una data area, il territorio rimanente viene stressato da uno sfruttamento maggiore.
Marchi sottolinea l'importanza dell’incontro odierno in quanto permette di dare alla politica quel suggerimento necessario per portare all’attenzione delle sedi deputate i problemi che altrimenti non verrebbero visti. Troppo lontana è la politica dal territorio per capire quali siano effettivamente.
È intervenuto Paolo Tiozzo, vicepresidente dei Co.Ge.Vo di Chioggia il quale ha presentato la restante platea suddivisa virtualmente tra il settore che pesca con le draghe idrauliche e le restanti metodologie di pesca. Siamo la capitale italiana della pesca, ha continuato Tiozzo, arricchiti da belle realtà ma ci troviamo all’interno di un’Europa in cui l’attenzione all’ambiente è predominante. Logico che la pesca, impatti sull’ambiente, ma, nonostante ciò, sta cercando di rigenerarsi e riuscire ad integrarsi con gli obiettivi che l’Europa stessa si prefigge. Secondo il parere di Tiozzo la visione europea è talvolta distorta , lo è quando gli obiettivi a favore della sostenibilità ambientale si scontrano con la sostenibilità economica e sociale di ciò che è legato all’ittico. Se non si troveranno punti in comune, queste divergenze tra qualche anno provocheranno non pochi problemi alla categoria della pesca. Il rischio è che si arrivi a perdere il 50% della flotta, e le tradizioni e i posti di lavoro ad essa collegati.
Secondo Spinadin, parlando della categoria della pesca a strascico, ha affermato che la stessa, con i giorni di pesca permessi dall’Europa, sia giunta al punto al di sotto del quale i conti non tornerebbero più e l’attività lavorativa non sarebbe più redditizia. Sommando a ciò tutto il contesto attuale (guerra, caro-gasolio, aumento dei costi…) si deve sperare solo che il prezzo del pesce possa salire al mercato, tenendo però da conto che il prezzo troppo alto potrebbe far desistere dall’acquisto il consumatore medio.
Le marinerie cominceranno ad incontrarsi per attuare strategie che permettano alla categoria di soffrire il meno possibile. Le difficoltà che ora stanno vivendo avranno come primo impatto la diminuzione degli uomini dell’equipaggio e quindi verrà toccato un importante aspetto sociale.
Dando risalto alle caratteristiche della piccola pesca artigianale costiera, e annoverando tra le peculiarità della nostra pesca anche la piccola pesca artigianale di laguna, Spinadin ha descritto caratteristiche e problemi oggettivi della pesca a strascico.
Riprendendo la parola Tiozzo sostiene che non sempre in Europa si arriva a soddisfare le esigenze di tutte le Nazioni ma l’ostacolo maggiore che si trova ad affrontare il mondo della pesca è costituito dalle lobby ambientaliste. Queste, quando si prefiggono un percorso, cercano di attivarsi per raggiungerlo. Oggi lo scopo prefissato è la diminuzione del 40% dello sforzo di pesca e questo obiettivo verrà raggiunto, con per risultato non solo la perdita del 50% della flotta o la perdita della tradizione. Lungo la costa italiana dove ci sono paesi di mare ci sono tradizioni marinaresche e cultura e questo rappresenta di per sé un tesoro per l’Italia. Sarebbe questa la perdita più importante perdendo il settore della pesca.
Questo può diventare un nuovo e importante problema per la categoria e contro questo bisogna intervenire, bloccando sul nascere qualsiasi ipotesi a riguardo. La legge 30 viene messa in discussione su due fronti rientrando, tale Legge, anche nella Riforma Fiscale prevista dal PNRR.
In scadenza a dicembre anche la deroga sulla misura delle vongole, che se non venisse prorogata causerebbe molte chiusure tra le imprese della pesca al bivalve.
Spinadin evidenzia che l’Unione Europea ha imposto la diminuzione dello sforzo di pesca del 40% a prescindere, in maniera quasi ottusa, senza accertarsi che questa direttiva possa far aumentare la risorsa ittica. L'Italia si deve imporre in Europa, non ci sono dati oggettivi a confermare che la politica sulla pesca scelta dall'Europa sia o meno corretta, fondata com’è su supposizioni preventive, in un sistema precauzionale che non può essere accettato da chi governa l’Italia. Si tratta di logiche ambientaliste senza alcuna conferma di attendibilità. La categoria è disposta ad accettare le regole quando è cosciente del vantaggio che viene apportato all’attività ma non riesce a comprendere l’imposizione di alcune regole che sembra siano campate in aria o che sembrano dare valore solo alla sostenibilità ambientale senza dare un pari valore alla parte sociale ed economica. Sembra che nelle scelte dell’Unione Europea non si tengano in considerazione gli aspetti sociali ed economici delle scelte intraprese . Si vuol lasciare certamente ai posteri un ambiente migliore, afferma Tiozzo, ma si deve trovare un giusto equilibrio.
Sui tavoli preposti si devono tutelare le imprese italiane. Le quote di pesca che vengono sottratte all’Italia a favore di altre nazioni che si affacciano sullo stesso mare si traducono nel togliere all'Italia la possibilità di esportare il pescato, in definitiva in una sottrazione di PIL. Ed è ciò che avviene con le quote del pesce azzurro, afferma Spinadin con 35mila tonnellate circa per l’Italia, mentre per la Croazia sono quasi 57mila. Chi deve tutelare gli interessi dei pescatori italiani? Si chiedono i pescatori perché le quote siano a favore della Croazia quando dovrebbero essere equamente ripartite tra le due nazioni.
La pesca dei pelagici sta subendo una serie di restrizioni che ha portato la flotta da 350 unità a 62 unità da pesca
Dal 2010 i giorni di pesca sono stati ridotti da 210 a 170 annui, oltrepassando le sei miglia per tutelare l’area di riproduzione, rispettando due fermi tecnici annui ora non più retribuiti
Ora verrà rispettato il sistema delle quote, dividendo le 35mila tonnellate tra tutte le marinerie. E si continua a parlare di riduzione quando ulteriori riduzioni porterebbero solo all’annientamento del comparto lasciando il mercato libero ad altre nazioni, L’Italia sta cedendo il passo ma il settore vuol tenere duro, cercando di fare gestione sostenibile in modo da bloccare le pretese europee.
Ridurre l’attività di pesca sembra essere la soluzione più semplice ma non è detto che sia la soluzione corretta. La salvaguardia dell’ambiente non può essere l’unico pilastro su cui si devono basare le valutazioni dell’Unione Europea e i pescatori non devono diventare il capro espiatorio venendo accusati di tutti i danni ambientali. Sono gli stessi pescatori a decidere di lasciare a riposo aree perché si ripopolino, agendo da veri custodi del mare. Le accuse fatte dalle lobby ambientaliste non sono quindi giustificate. Si deve tenere fisso un focus: i pilastri su cui si deve basare la transizione ecologica sono tre: ambiente, società, ed economia, e si trovano tutti sullo stesso piano. Il vantaggio di uno si traduce nello svantaggio degli altri due creando uno squilibrio che non trova giustificazione.
La Senatrice Toffanin conferma la massima disponibilità, sua e del sottosegretario alla Pesca Battistoni, molto vicino al settore. Sono molte le battaglie che si stanno portando in Europa che con l’Italia fa orecchie da mercante. La transizione ecologica non può essere solo ambientale, privata di sostenibilità economica e sociale. La transizione ecologica, afferma, va accompagnata, non penalizzata. Chi si adopera per arrivare a un obiettivo a riguardo andrà premiato, sottolinea, sarebbe sbagliato penalizzare chi non ci riesce.
Alcune ideologie finiscono con lo scontrarsi con la realtà e la quotidianità.
Si deve lavorare anche in un altro fronte, afferma, quello del turn over. Ci si deve impegnare per rendere più appetibile il comparto per un ricambio generazionale. Per farlo non lo si deve penalizzare con sempre nuovi problemi, questo può portare solo ad un abbandono del settore che va mantenuto in quanto importante a livello economico ma anche nella cultura, nei valori e nella tradizione. Cancellato questo settore si cancella Chioggia, conclude la senatrice.
Paolo Tiozzo conclude il suo intervento facendo una considerazione. In tutto il resto d’Italia la flotta è diminuita, non a Chioggia. Qui non sono state perse imprese e personale. Ciò significa che è una passione che abbiamo nel sangue ma anche che, nel territorio, non ci sono molte alternative. Siamo un paese circondato dall'acqua, ha affermato Beniamino Boscolo ed esercitare la pesca è una cosa naturale e, conclude Marchi, senza la pesca non sarebbe Chioggia.
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