sabato 26 febbraio 2022

ALLA CO.GE.VO. CON LA SENATRICE TOFFANIN PER DISCUTERE SUI PROBLEMI DELLA PESCA


Questa mattina la Senatrice Onorevole Roberta Toffanin è stata accolta alla sede della Co.Ge.Vo a Punta Poli dal presidente dei Co.Ge.vo. di Chioggia, Michele Boscolo Marchi, alla presenza di numerosi rappresentanti delle associazioni di categoria del mondo della pesca. Tra di essi il Vicepresidente dei Co.Ge.Vo. di Chioggia, Paolo Tiozzo, il Vice Presidente dell’O.P. Fasolari Angelo Tiozzo Brasiola, il Vice Presidente dei Co.Ge.Vo Paolo Tiozzo, della cooperativa  San Marco era presente Marco Spinadin, responsabile Regionale della Federcoopesca. Presente anche il Presidente del Consiglio Comunale Beniamino Boscolo di Forza Italia, l’Assessore Serena De Perini di Forza Italia, il consigliere Marco Lanza, capogruppo di Forza Italia e presidente alla Commissione Pesca.

Completa l'introduzione che ha fatto Marchi a vantaggio della senatrice Toffanin, dando una descrizione nel dettaglio dei settori di pesca e di tutto il comparto ittico del clodiense, delle aree di pesca e delle metodologie adoperate. 

I Co.Ge.Vo. di Chioggia e di Venezia, sia O.P. Fasolari, che O.P. Bivalvia Veneto, praticano una gestione sostenibile della risorsa ittica, pescando a quote sul venduto , in modo di non sfruttare inutilmente la risorsa con un doppio vantaggio, mantenere il prezzo e non sfruttando inutilmente l’ambiente. Di routine poi monitorano la risorsa che da tre anni, dall’avvento della tempesta Vaia, sta soffrendo, soffocata dai detriti lasciati dal corso dei fiumi. La crisi economica del settore è dovuta anche ad altri fattori, non da meno il lungo periodo di fermo volontario che il Co.Ge.Vo si impone oltre il periodo di fermo biologico. La marineria resta ferma dai 4 ai 6 mesi annui, non retribuiti.

Il Mo.S.E. e le opere ad esso complementari, quali la diga foranea, la lunata oltre ai ripascimenti contribuiscono inoltre a modificare l’habitat del prodotto. Questi ultimi anni hanno visto la categoria tartassata dai problemi, "messa all’angolo” la definisce Marchi.

La parola pescatore ha assunto in questi tempi una connotazione negativa, fa notare il Presidente dei Co,Ge.Vo.. A causa del non sapere come si svolgono le operazioni di pesca la categoria viene ritenuta un predatore del mare, un distruttore del mare. Questa è una mazzata per chi invece svolge un’azione di monitoraggio quotidiana, a partire dal momento in cui cala l'attrezzo per la pesca in mare.

In mare non ci sono solo i pescatori, fa notare Marchi, ma lo si può definire un cantiere a cielo aperto, in cui non c’è giorno che l’uomo non ci metta mano, tra costruzioni e ripascimenti, che finiscono col danneggiare inesorabilmente l’ambiente marino e dice ciò portando ad esempio gli ultimi lavori fatti nello specchio acqueo antistante Isola Verde dove, da quando sono state ripristinate le lunate non c’è più prodotto da raccogliere.  

Anche il numero delle imbarcazioni nasce per tutelare la risorsa, un tot di barche a seconda della grandezza del compartimento, non una di più. Infatti quando un compartimento viene ristretto a causa di interventi che provocano il depauperamento del fondale in una data area, il territorio rimanente viene stressato da uno sfruttamento maggiore. 


Marchi sottolinea l'importanza dell’incontro odierno in quanto permette di dare alla politica quel suggerimento necessario per portare all’attenzione delle sedi deputate i problemi che altrimenti non verrebbero visti. Troppo lontana è la politica dal territorio per capire quali siano effettivamente.

È intervenuto Paolo Tiozzo, vicepresidente dei Co.Ge.Vo di Chioggia il quale ha presentato la restante platea suddivisa virtualmente tra il settore che pesca con le draghe idrauliche e le restanti metodologie di pesca. Siamo la capitale italiana della pesca, ha continuato Tiozzo, arricchiti da belle realtà ma ci troviamo all’interno di un’Europa in cui l’attenzione all’ambiente è predominante. Logico che la pesca, impatti sull’ambiente, ma, nonostante ciò, sta cercando di rigenerarsi e riuscire ad integrarsi  con gli obiettivi che l’Europa stessa si prefigge. Secondo il parere di Tiozzo la visione europea è talvolta distorta , lo è quando gli obiettivi a favore della sostenibilità ambientale si scontrano con la sostenibilità economica e sociale di ciò che è legato all’ittico. Se non si troveranno punti in comune, queste divergenze tra qualche anno provocheranno non pochi problemi alla categoria della pesca. Il rischio è che si arrivi a perdere il 50% della flotta, e le tradizioni e i posti di lavoro ad essa collegati.


Tiozzo ha poi lasciato la parola a Marco Spinadin, responsabile Regionale della Federcoopesca. Il settore primario, la pesca, è riuscito a lavorare anche durante il lockdown perdendo solo un mese di lavoro, risentendo però della chiusura dei canali ho.re.ca.

Secondo Spinadin, parlando della categoria della pesca a strascico, ha affermato che la stessa, con i giorni di pesca permessi dall’Europa, sia giunta al punto al di sotto del quale i conti non tornerebbero più e l’attività lavorativa non sarebbe più redditizia. Sommando a ciò tutto il contesto attuale (guerra, caro-gasolio, aumento dei costi…) si deve sperare solo che il prezzo del pesce possa salire al mercato, tenendo però da conto che il prezzo troppo alto potrebbe far desistere dall’acquisto il consumatore medio. 


Le marinerie cominceranno ad incontrarsi per attuare strategie che permettano alla categoria di soffrire il meno possibile. Le difficoltà che ora stanno vivendo avranno come primo impatto la diminuzione degli uomini dell’equipaggio e quindi verrà toccato un importante aspetto sociale.

Dando risalto alle caratteristiche della piccola pesca artigianale costiera, e annoverando tra le peculiarità della nostra pesca anche la piccola pesca artigianale di laguna, Spinadin ha descritto caratteristiche e problemi oggettivi della pesca a strascico.

Riprendendo la parola Tiozzo sostiene che non sempre in Europa si arriva a soddisfare le esigenze di tutte le Nazioni ma l’ostacolo maggiore che si trova ad affrontare il mondo della pesca è costituito dalle lobby ambientaliste. Queste, quando si prefiggono un percorso, cercano di attivarsi per raggiungerlo. Oggi lo scopo prefissato è la diminuzione del 40% dello sforzo di pesca e questo obiettivo verrà raggiunto, con per risultato non solo la perdita del 50% della flotta o la perdita della tradizione. Lungo la costa italiana dove ci sono paesi di mare ci sono tradizioni marinaresche e cultura e questo rappresenta di per sé un tesoro per l’Italia. Sarebbe questa la perdita più importante perdendo il settore della pesca.


Tiozzo poi viene al punto con la senatrice che in commissione si occupa della finanza, sottolineando che il settore vive di agevolazioni senza le quali l’attività di pesca sarebbe insostenibile, grazie alla Legge 30, e di accise agevolate che permettono un prezzo calmierato del carburante. Il rischio attuale è che questi privilegi vengano messi in discussione dalla Direttiva Energia. 

Questo può diventare un nuovo e importante problema per la categoria e contro questo bisogna intervenire, bloccando sul nascere qualsiasi ipotesi a riguardo. La legge 30 viene messa in discussione su due fronti rientrando, tale Legge, anche nella Riforma Fiscale prevista dal PNRR.

In scadenza a dicembre anche la deroga sulla misura delle vongole, che se non venisse prorogata  causerebbe molte chiusure tra le imprese della pesca al bivalve. 

Spinadin evidenzia che l’Unione Europea ha imposto la diminuzione dello sforzo di pesca del 40% a prescindere, in maniera quasi ottusa, senza accertarsi che questa direttiva possa far aumentare la risorsa ittica. L'Italia si deve imporre in Europa, non ci sono dati oggettivi a confermare che la politica sulla pesca scelta dall'Europa sia o meno corretta, fondata com’è su supposizioni preventive, in un sistema precauzionale che non può essere accettato da chi governa l’Italia. Si tratta di logiche ambientaliste senza alcuna conferma di attendibilità. La categoria è disposta ad accettare le regole quando è cosciente del vantaggio che viene apportato all’attività ma non riesce a comprendere l’imposizione di alcune regole che sembra siano campate in aria o che sembrano dare valore solo alla sostenibilità ambientale senza dare un pari valore alla parte sociale ed economica. Sembra che nelle scelte dell’Unione Europea non si tengano in considerazione gli aspetti sociali ed economici delle scelte intraprese . Si vuol lasciare certamente ai posteri un ambiente migliore, afferma Tiozzo, ma si deve trovare un giusto equilibrio.

Sui tavoli  preposti si devono tutelare le imprese italiane. Le quote di pesca che vengono sottratte all’Italia a favore di altre nazioni che si affacciano sullo stesso mare si traducono nel togliere all'Italia la possibilità di esportare il pescato, in definitiva  in una sottrazione di PIL. Ed è ciò che avviene con le quote del pesce azzurro, afferma Spinadin con 35mila tonnellate circa per l’Italia, mentre per la Croazia sono quasi 57mila. Chi deve tutelare gli interessi dei pescatori italiani? Si chiedono i pescatori perché le quote siano a favore della Croazia quando dovrebbero essere equamente ripartite tra le due nazioni.

La pesca dei pelagici sta subendo una serie di restrizioni che ha portato la flotta da 350 unità a 62 unità da pesca

Dal 2010 i giorni di pesca sono stati ridotti da 210 a 170 annui, oltrepassando le sei miglia per tutelare l’area di riproduzione, rispettando due fermi tecnici annui ora non più retribuiti

Ora verrà rispettato il sistema delle quote, dividendo le 35mila tonnellate tra tutte le marinerie. E si continua a parlare di riduzione quando ulteriori riduzioni porterebbero solo all’annientamento del comparto lasciando il mercato libero ad altre nazioni, L’Italia sta cedendo il passo ma il settore vuol tenere duro, cercando di fare gestione sostenibile in modo da bloccare le pretese europee.


Ridurre l’attività di pesca sembra essere la soluzione più semplice ma non è detto che sia la soluzione corretta. La salvaguardia dell’ambiente non può essere l’unico pilastro su cui si devono basare le valutazioni dell’Unione Europea e i pescatori non devono diventare il capro espiatorio venendo accusati di tutti i danni ambientali. Sono gli stessi pescatori a decidere di lasciare a riposo aree perché si ripopolino, agendo da veri custodi del mare. Le accuse fatte dalle lobby ambientaliste non sono quindi giustificate. Si deve tenere fisso un focus: i pilastri su cui si deve basare la transizione ecologica sono tre: ambiente, società, ed economia, e si trovano tutti sullo stesso piano. Il vantaggio di uno si traduce nello svantaggio degli altri due creando uno squilibrio che non trova giustificazione.  

La Senatrice Toffanin conferma la massima disponibilità, sua e del sottosegretario alla Pesca Battistoni, molto vicino al settore. Sono molte le battaglie che si stanno portando in Europa che con l’Italia fa orecchie da mercante. La transizione ecologica non può essere solo ambientale, privata di sostenibilità economica e sociale. La transizione ecologica, afferma, va accompagnata, non penalizzata. Chi si adopera per arrivare a un obiettivo a riguardo andrà premiato, sottolinea, sarebbe sbagliato penalizzare chi non ci riesce.

Alcune ideologie finiscono con lo scontrarsi con la realtà e la quotidianità.

Si deve lavorare anche in un altro fronte, afferma, quello del turn over. Ci si deve impegnare per rendere più appetibile il comparto per un ricambio generazionale. Per farlo non lo si deve penalizzare con sempre nuovi problemi, questo può portare solo ad un abbandono del settore che va mantenuto in quanto importante a livello economico ma anche nella cultura, nei valori e nella tradizione. Cancellato questo settore si cancella Chioggia, conclude la senatrice.

Paolo Tiozzo conclude il suo intervento facendo una considerazione. In tutto il resto d’Italia la flotta è diminuita, non a Chioggia. Qui non sono state perse imprese e personale. Ciò significa che è una passione che abbiamo nel sangue ma anche che, nel territorio, non ci sono molte alternative. Siamo un paese circondato dall'acqua, ha affermato Beniamino Boscolo ed esercitare la pesca è una cosa naturale e, conclude Marchi, senza la pesca non sarebbe Chioggia.


venerdì 25 febbraio 2022

GIANNI STIVAL - CONFERMATO PER IL SETTIMO MANDATO ALLA PRESIDENZA DEI CO.GE.VO


Giovedì scorso, 24 febbraio, si sono svolte a Caorle le votazioni per il rinnovo delle cariche sociali all’interno dei Co.Ge.Vo. 

Lo scopo del Consorzio è la gestione quotidiana del prelievo della risorsa in mare, oltre a procedere con azioni di ripopolamento e accrescimento dei banchi naturali, in un’ottica che mette comunque al pari della sostenibilità ambientale anche la sostenibilità economica, difendendo l'interesse delle imprese che si occupano della raccolta dei bivalvi, quali le vongole di mare, i fasolari e i cannolicchi.

Dalle votazioni è stato riconfermato Presidente, per il settimo mandato consecutivo, Gianni Stival.

Eletti come consiglieri in rappresentanza delle marinerie di Caorle, Jesolo, Burano, San Pietro in Volta/Pellestrina e Chioggia, Massimo Pedronetto, Giandomenico Puccio, Massimiliano Dei Rossi, Michele Scarpa, Massimo Ghezzo e Benvenuto Tiozzo. 

Esponente per la pesca dei fasolari è stato nominato Federico Pedronetto. 

Le cariche sono triennali.


Il settore della Pesca, afferma Stival, è in forte difficoltà economica, le imbarcazioni operano ben al di sotto dei limiti consentiti dalla legge, con una gestione responsabile, nel rispetto della risorsa, imponendosi un fermo pesca biologico ulteriore per favorire l’accrescimento delle vongole. Un fermo biologico che si assesta dai 4 ai 5 mesi durante un anno.

La risorsa cresce comunque molto lentamente e di conseguenza i fatturati calano, evidenziando importanti difficoltà economiche del settore. 

Si sta stilando ora un progetto in collaborazione con l’Agenzia veneto Agricoltura che metterà in campo interventi specifici per ripristinare lo status della risorsa vongola chamelea gallina nei compartimenti marittimi del Veneto e riportarla nelle condizioni in cui si trovava prima della tempesta Vaia del 2018 e dell’Acqua Granda del 2019.


Si tratterà di portare a termine una serie di interventi a cui collaboreranno i soci e i pescherecci associati che praticano la pesca delle vongole di mare. Il tutto sarà coordinato dall’Istituto di Ricerca Biologica dell’Università di Padova e sostenuto dalla regione Veneto.

Nell’ultimo triennio i Co.Ge.Vo. hanno ottenuto la certificazione MSC, grazie al metodo di pesca sostenibile. Tra i progetti futuri la sostituzione dei sacchetti in rete in materiale plastico con sacchetti di fibra naturale biodegradabili.

Altra novità riguarda i prodotti confezionati pronti all’uso che vedranno un aumento di specialità, eccellenze della pesca locale, puliti, mondati e confezionati, pronti per essere utilizzati in cucina. Iniziativa in collaborazione con O.P. Bivalvia Veneto iPescatOri.


mercoledì 23 febbraio 2022

TRIESTE - CREARE SINERGIE TRA LE ATTIVITA' DI PESCA E LE AZIENDE AGROALIMENTARI E TURISTICHE

La proposta di legge "Disciplina del pescaturismo, ittiturismo e delle attività connesse alla pesca professionale e all'acquacoltura" discussa nel Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia intende sostenere norme che vadano a  inserirsi nella normativa nazionale e regionale in modo da dare risposte agli operatori del settore ittico.

La normativa intende promuovere il prodotto ittico locale, sviluppare pratiche di produzione sostenibili e valorizzare il prodotto-vallivo lagunare oltre che le tipicità regionali, incluse le manifatture. L’intento è di voler introdurre una disciplina delle attività che alla pesca sono connesse. Come leggiamo su triesteallnews si vogliono diversificare e ampliare i contesti in cui si possa espandere il settore della pesca, il quale ora sta vivendo una fase di criticità importante.

Il tutto tenendo conto dell’Agenda 2030 che tra i suoi fini ha la conservazione di oceani, mari e delle risorse marine, della possibilità di creare sinergie tra le aziende ittiche, agroalimentari e turistiche diffuse nelle zone costiere e nell’entroterra, e della possibilità di attività di pescaturismo anche dalle rive. 

Il pescaturismo diventa un nuovo modo di fare attività turistica, svolgendo attività di pesca ma anche attività didattiche-formative e somministrazione del prodotto ittico, prevedendo il ricorso a aziende ittiche facenti parte del Distretto di pesca nord Adriatico e a aziende agricole che producano prodotti tipici e tradizionali della regione.


SEQUESTRATI 100 KG DI NOVELLAME DI SARDE


Nell’area di Termini Imerese, tra Campofelice di Roccella e Termini ieri erano stati effettuati controlli da parte dei militari della Guardia Costiera. Tra questi comuni avvengono con frequenza sbarchi di pesce pescato illegalmente e anche i questo caso i controlli hanno portato al sequestro di sei secchi contenenti novellame di sarda, per un centinaio di chili.

A quanto riferisce la notizia ANSA, i militari sostengono che questo illecito vada contrastato con decisione in quanto mette a rischio la catena ittica e quindi la sostenibilità ambientale. 

Oltre al sequestro del pescato illegalmente, all’uomo è stata elevata sanzione di 4000 euro. Il prodotto sequestrato giudicato idoneo al consumo alimentare umano è stato devoluto in beneficenza a una istituzione caritatevole del luogo. 

La sanzione in questo caso è stata di 4.000 euro, ricordano i militari ma può arrivare fino a 75.000 euro in proporzione al quantitativo del pescato illecito e può costare anche la confisca dei beni utilizzati. 


SONO 5 LE PROPOSTE PER I FONDI FEAMP 2014/2020 TRA CUI IL CENTRO POLIVALENTE DI RIMINI


Cinque sono i comuni che hanno presentato domanda per il bando promosso dal MIPAAF per l’assegnazione dei fondi FEAMP 2014/2020 dedicato  a “Porti, luoghi di sbarco, sale per la vendita all’asta e ripari di pesca”. Si tratta dei comuni di Rimini, Termoli, Cetara in provincia di Salerno, Mazara del Vallo, Vico Equense.

Per quel che riguarda il porto più vicino a noi, Rimini, la domanda è stata fatta per un centro polivalente per la pesca e l'acquacoltura, struttura che prevede un investimento di 9 milioni di euro e per la quale è stato richiesto un contributo di 7 milioni. 

Le cinque proposte che sono state fatte saranno vagliate da una Commissione tecnica che è stata nominata da pochi giorni e che definirà la graduatoria. 

Per Rimini si tratterebbe di una tra le azioni principali per riqualificare il porto funzionale in un accordo territoriale che vede protagoniste congiunte Comune e Provincia di Rimini, e che avrà come obiettivo lo sviluppo della marineria riminese nell’ottica della Blue Economy. Il centro polivalente renderebbe il porto più funzionale e arricchirebbe il mercato di uno spazio dove fare scambi commerciali e dove promuovere la cultura della marineria del riminese. La struttura occuperà un’area di circa 5500 metri quadri e al suo interno troverà spazio anche il nuovo mercato ittico con sala di vendita, con tribuna per duecento posti e locali di servizio che renderanno il centro polivalente. È previsto quindi un museo espositivo, uno spazio per promuovere la formazione degli addetti alla pesca, uno spazio didattico per le scolaresche. In seguito si prevede la realizzazione di spazi destinati alla degustazione dei prodotti ittici e dove promuovere la cultura gastronomica della tradizione romagnola.

L’Assessore alla Blue Economy afferma, sulla pagina di rimininews, che il cambiamento che investe il mercato ittico potrebbe essere ciò su cui si potrebbe fondare la modernizzazione dell’intero comparto. 

I lavori finanziati devono essere completati entro il 31 dicembre 2023 e si tratterrà di una corsa contro il tempo. Ora si sta aspettando una risposta per conoscere il vincitore del bando.


lunedì 21 febbraio 2022

SEIMILA EURO DI MULTA A TRE PESCHERECCI DI VONGOLE DI MARE


Questa mattina tre pescherecci adibiti alla pesca delle vongole di mare di Pellestrina sono stati fermati per un controllo dalla Guardia di Finanza della  sezione Operativa Navale di Chioggia mentre tornavano da Ca’Roman dopo la battuta di pesca e si dirigevano verso il punto di sbarco di Punta Poli a Chioggia.
I militari hanno contestato il superamento della quota di pescato pro capite (limite di 300 kg per barca) e hanno sequestrato circa 140 kg di molluschi che poi, come prevede la legge, sono stati rigettati a mare. La sanzione prevista è di euro 2.000 per ogni peschereccio per un totale quindi di 6.000 euro di sanzioni.
Al netto di questa “svista” dei pescatori di Pellestrina e che i militari non fanno altro che compiere il loro dovere affinché ci sia la corretta osservanza delle regole ci sembra doveroso ricordare che le organizzazioni di pescatori che gestiscono la pesca della vongola di mare sono, a nostra conoscenza, l’unico esempio di pesca gestita con il rispetto delle risorse marine con determinate quote di pescato per ogni peschereccio eseguendo anche una pesca a rotazione.

Tra le altre distinzioni con la pesca tradizionale c’ė l’osservanza di un periodo di fermo pesca “volontario” (non retribuito)con lo scopo di preservare la risorsa marina, un metodo di lavoro molto piú vicino alla filosofia del coltivatore che del raccoglitore.
Premesso che non si tratta di un’impresa facile ma se la marineria tradizionale riuscisse ad adottare lo stesso metodo dei pescatori di vongole di mare oltre ad esserci un reale rispetto della risorsa ittica risolverebbe non pochi problemi che li affliggono da anni.



 

domenica 20 febbraio 2022

MARINERIE CAUTE PER AFFRONTARE IL PROBLEMA CARO-GASOLIO IN MODO DRASTICO


Troppi disaccordi tra le diverse marinerie e spesso anche all’interno delle stesse flotte territoriali per poter avere una mano forte da contrapporre al caro-gasolio.

Non tutti ritengono di doversi fermare per protesta, né a Chioggia, né ad Ancona. Sabato scorso c’è stata una riunione tra marinerie a Civitavecchia, il prossimo sabato un’altra si terrà a Ercolano.


Chi è in contatto con tutte le marinerie italiane, capisce che si sta tornando alla stessa situazione che si era presentata una dozzina di anni fa, sempre centrata sullo stesso problema, il caro-gasolio. Ma è tutto il resto del contesto ad essere differente da 12 anni fa.


I pescatori ora preferiscono andare cauti, il periodo è un po’ particolare per prendere decisioni drastiche. Al momento le marinerie si monitorano le une con le altre, cercando di cogliere possibili interventi da parte di qualche assessore regionale più attento di altri a possibili aiuti e sostegni alla categoria. 

Si sperava che su uno dei decreti ristori potesse rientrare anche la pesca, ma non sembra sia così. 

La categoria capisce che la situazione è particolare, non sono gli unici, i pescatori, a vivere un momento di grossi problemi e di disagi. Chi più chi meno tutte le categorie stanno risentendo di questa crisi, iniziata dal propagarsi del Covid e che ora, con un colpo di coda, sta colpendo tutte le economie.

In questo momento il settore della pesca si sente appena più tranquillo, grazie a un leggero aumento del prezzo del pesce al mercato che permette loro di avere una boccata di ossigeno e di rimanere in pari con le spese senza sentirsi con l’acqua alla gola.

Non è ancora il momento di scatenare particolari agitazioni.


Il presidente delle Marinerie  di Italia Francesco Caldaroni, ha cominciato a fare il giro e monitorare la situazione partendo dal Tirreno, si pensa che prossimamente approderà ad ascoltare e sostenere le Marinerie dell’Adriatico, giungendo con probabilità fino a Chioggia.


Il caro-carburanti sta colpendo anche il settore dei camionisti ma anche in questo sarà difficile trovare un accordo per scendere in campo e manifestare uniti il proprio disagio. 

Molte imprese di trasporto hanno sedi estere, alcuni camion hanno caratteristiche che permettono agevolazioni, per cui non si prevede neppure in questo settore una importante unità di intenti. 


Seppur tutte le categorie stiano soffrendo e si trovino a un passo da una situazione disastrata, nessuno vuol far scoccare la scintilla. la paura è di perdere anche ciò che si ha adesso. Lo spauracchio all’orizzonte è ritrovarsi come la Grecia di qualche anno fa.


CONTRO IL CARO GASOLIO ANCHE LE TROMBE DEI PESCHERECCI DI FIUMICINO


I pescherecci di Fiumicino, al pari di quelli di Chioggia e di altri porti dell’Adriatico hanno fatto risuonare le loro trombe sabato 19 febbraio, per protesta contro il caro carburanti.

A loro si sono unite le sirene dei rimorchiatori e delle altre imbarcazioni in banchina.

La marineria di Fiumicino è la prima per quantitativo di pescato della Regione Lazio, la seconda dopo Anzio per numero di imbarcazioni.

Anche nel Tirreno si è quindi levato un urlo di dolore da parte di una categoria tartassata dalle difficoltà dovute al costo dei carburanti oltre alle altre problematiche che stanno subissando il settore. 

Il Presidente della Pesca Romana lamenta il prezzo del gasolio al litro, 85 centesimi, affermando che i costi di gestione delle unità da pesca stanno affossando la categoria.

E le parole che uniscono Tirreno e Adriatico è che diventa sempre più difficile lavorare. Complici le restrizioni imposte dall’Unione Europea e che porteranno i giorni di lavoro a soli 138 nel 2024.



Nella Regione Lazio si avvierà uno studio scientifico che verificherà la ricchezza del pesce nel mare laziale e l’Europa dovrà rivedere la legge, da quanto viene scritto nel comunicato ANSA.

A Civitavecchia intanto ci sarà un incontro tra le marinerie di Fiumicino e le altre rappresentanze regionali per affrontare le varie tematiche del settore.


ANCHE AD AUGUSTA, SICILIA, L'AZIONE DELLA CAPITANERIA LOTTA CONTRO LA PESCA DI FRODO

L’azione della Capitaneria di Porto - Guardia Costiera è incisiva ovunque ci sia abusivismo e quindi pesca di frodo, a tutela dei consumatori e dell’ambiente.

In Sicilia, ad Augusta, un’unità navale della Capitaneria , in servizio di polizia marittima, nei giorni scorsi ha sottoposto a controllo vari pescherecci accertando, a bordo di una delle unità, una rete per la pesca di novellame, pratica vietata da sempre dalla legge, e un secchio contenente circa un paio di chili di pescato vietato.

Gli uomini della Capitaneria hanno quindi sequestrato l’attrezzo e il sacco usati, elevando una sanzione di 2mila euro.

Il prodotto ittico è stato smaltito dopo che il medico veterinario lo ha sottoposto ad un accertamento e giudicato non idoneo al consumo umano. 


I PESCATORI DI CHIOGGIA TUTELANO IL MARE

Gli scarrabili che si trovano nell’area del Mercato Ittico all’ingrosso di Chioggia servono a raccogliere  i rifiuti che i pescatori portano a terra dopo che gli stessi vengono issati a bordo dalle reti insieme al pesce. Nonostante qualcuno pensi il contrario, i pescatori di Chioggia tutelano l’ambiente consapevoli che se lo stesso non viene protetto il pescato correrebbe seri rischi.

Purtroppo l’idea che molti hanno è che i pescatori non abbiano cura del mare e che decidano di buttare le cassette di polistirolo di loro volontà in acqua, come le retine per le cozze o tutta l’attrezzatura che si trova sulle riva o sul fondo. Fermo restando che non tutti i pescatori sono uguali, nessun pescatore ha vantaggio nel buttare consapevolmente in acqua ciò che per la sua impresa rappresenta un costo, come costano le cassette di polistirolo e come costano le retine e tutto il resto. 

Accusare i pescatori di commettere simili azioni significa in primis non sapere l'attività di raccolta di rifiuti che gli stessi fanno in silenzio, a proprie spese, senza chiedere contributi per il gasolio, per i sacchi o per i guanti. Lo fanno perché sanno che un mare sporco non giova a nessuno, tanto meno a loro.

Ogni due settimane gli scarrabili al Mercato Ittico all’ingrosso sono pieni all’orlo, colmi della spazzatura che i pescatori tolgono dal mare eppure mentre per i volontari della associazioni ambientaliste si raccolgono applausi al termine delle azioni di raccolta delle plastiche, per i pescatori che compiono azioni analoghe non sembra ci sia la stessa considerazione. 


venerdì 18 febbraio 2022

COLDIRETTI IMPRESA PESCA AL MIPAAF A ROMA

 


Venezia 18 febbraio 2022- La pesca veneta all’attenzione del Governo. Coldiretti Impresapesca Veneto ha incontrato il Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali  Senatore Francesco Battistoni  e la dirigenza del Mipaaf a Roma per discutere le problematiche del settore. Oltre al presidente nazionale Ettore Prandini che si è sempre dimostrato vicino ai temi degli operatori della pesca e dell’acquacoltura, la delegazione veneta era guidata dal direttore regionale Marina Montedoro, i due direttori delle Coldiretti interessate dal settore Giovanni Pasquali per Venezia, Silvio Parizzi per Rovigo e il responsabile Impresapesca per Coldiretti Veneto Alessandro Faccioli. Allo stesso anche Riccardo Rigillo, Direttore Generale della  pesca  marittima  e  dell’acquacoltura  nell’ambito  del  Mipaaf.

Sulla pesca veneta gravano non solo gli effetti generali provocati dalla pandemia – ha detto Marina Montedoro direttore di Coldiretti Veneto – non ultimo, ad esempio, l’esclusione degli ammortizzatori sociali previsti dalla Legge di Bilancio 2022, ma anche uno stato di crisi legato al rincaro del gasolio al quale si aggiungono problematiche tipiche della territorialità regionale.  La vivificazione delle lagune e l’interramento delle bocche per l’uscita dei mezzi, compreso il ritardo del completamento dei porti. Un elenco di criticità – ha continuato Montedoro - poste all’attenzione dei rappresentanti politici nazionali affinchè si intervenga in tempi brevi evitando così di compromettere un’attività che non solo da occupazione a 2500 addetti, tra mare e lagune, ma anche la qualità e la biodiversità di un ambiente unico nel suo genere”.

 “La manutenzione dei porti di Chioggia e Caorle è diventata un’urgenza, un intervento indispensabile per evitare improduttività e malfunzionamenti. Altro aspetto su cui concentrare l’attenzione riguarda le conche di navigazione che con l’avvento del Mose non sono mai state realizzate: un’opera necessaria affinchè i pescatori non debbano rischiare di rimanere bloccati in mare aperto quando il Mose è in funzionamento – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Giovanni Pasquali- Venendo poi al tema della vivificazione della laguna, l’interruzione dei finanziamenti e degli interventi hanno portato inevitabilmente al conseguente soffocamento delle lagune e al calo di produzione. Esse infatti non sono ambienti statici; essendo ‘a valle’ subiscono i problemi che partono ‘a monte’. La gestione delle acque va trattata nel complesso, in funzione di tutto il percorso e l’agricoltura non è la sola a dover investire. Le lagune non sono solo un luogo di lavoro, sono molto di più. Non rappresentano solo un luogo di pesca e di attività commerciale, ma un paesaggio unico che va preservato, un vero e proprio habitat naturale che ha un ritorno anche dal punto di vista turistico. Se c’è progettazione, lungimiranza, se si trovano risposte strutturali, tutto questo avrà ricaduta sull’intero sistema economico”.


 “Sono certamente tutte questioni note – ha spiegato infine Alessandro Faccioli per Impresa Pesca – perché non sono problemi recenti. Viviamo una sorta di situazione boomerang: le soluzioni adottate negli ultimi anni per tamponare e per permettere al settore di continuare a lavorare non sono state efficaci, facendo così il problema torna indietro ogni volta. Ma non si può non sottolineare che se non ci saranno interventi strutturali, non si salvaguarderà il lavoro di migliaia di persone ed è anche una questione di sicurezza, perché l’interramento delle bocche può mettere a rischio le vite umane”.

Fonte Coldiretti Padova


giovedì 17 febbraio 2022

AGRICOLTURA E PESCA VENETE MESSE IN DIFFICOLTA' DALLE SCELTE UE

Si è tenuto a Venezia il quarto congresso della CISL di Venezia.

I temi fondamentali per le nostre economie riguardano l’agricoltura e la pesca, settori che non sono importanti solo a Chioggia, ma per tutta la Città Metropolitana di Venezia e che negli ultimi anni sono stati messi in seria difficoltà dalle scelte fatte dalla Comunità Europea.

È intervenuto anche Pierpaolo Piva, segretario generale, il quale sostiene che si rivela necessario valorizzare le produzioni, le quali permettono un’ottima qualità e una grande capacità verso l’esportazione.

Riguardo il settore agricolo le eccellenze del territorio che va dal miranese, al cavarzerano, all’area di Cona, si distinguono per la qualità e per la specificità.

La filiera ittica vede Chioggia come prima tra le marinerie italiane, per flotta e per pescato. 

Ora Piva afferma che si deve chiedere all’Europa di armonizzare le normative, le quali oggi risultano ostiche soprattutto per chi pesca nel mar Adriatico. 


mercoledì 16 febbraio 2022

UNA VITTORIA DI SQUADRA - CONTE: "ABBIAMO DIFESO I PESCATORI"


Il giorno 15 febbraio la commissione plenaria del Parlamento Europeo ha approvato l’obiezione all’atto delegato sull’inammissibilità FEAMPA, ora i pescatori che commettono infrazioni di lieve entità , dovute spesso a errori burocratici, non corrono più il rischio di perdere i fondi dell’Unione Europea.

Si è trattato di un lavoro di squadra, afferma l’Eurodeputata onorevole Rosanna Conte, riuscendo a coalizzare una maggioranza in Parlamento a favore dei pescatori, nonostante le forti pressioni della Commissione Europea che sembra stia cercando di cancellare la pesca nel Mar Mediterraneo a vantaggio dell’import dai Paesi extra-UE.

"Il 15 febbraio", conclude la Conte a nome della Delegazione Lega al Parlamento Europeo, “siamo riusciti a difendere con successo quel patrimonio economico, culturale e sociale rappresentato dai nostri pescatori”.


VICENZA E CHIOGGIA - COMINCIA DAL PESCE IL GEMELLAGGIO VERSO CCC24


Oggi a Chioggia, al Mercato Ittico all'Ingrosso, promosso dal Direttore dello stesso, avv. Emanuele Mazzaro, si è tenuto l'incontro tra Chioggia e la sua eccellenza, il prodotto ittico appunto, e Vicenza che ha portato da noi la sua di eccellenza, il Baccalà.

Si è presentata infatti con la sua classica livrea la Venerabile Confraternita del Baccalà di Vicenza, che in una sorta di gemellaggio, ha incontrato Chioggia in occasione della candidatura al titolo di Capitale Italiana della Cultura 2024 che vede entrambe in lizza tra le prime dieci.

Due città in questo momento competitors per un ambito titolo per il quale entrambe stanno correndo proponendo le loro qualità migliori, tra cui il Food che, per entrambe, vede protagonista il pesce, anche se con caratteristiche ben diverse.

Il Presidente della Confraternita ha elencato i numerosi motivi che ci vedono a braccetto e che potrebbero costituire un fil rouge su cui fondare una sinergia da cui entrambe potremmo trarre benefici, oggi e per il futuro.

Dalla collaborazione nascono le migliori opportunità. Questa potrebbe essere la prima tra tante.

lunedì 14 febbraio 2022

IMPRESA PESCA LIGURIA - CISOA, SERVE UN TAVOLO DI CONFRONTO


Anche Impresa Pesca Liguria, attraverso il suo responsabile Daniela Borriello, denuncia la necessità di aprire un tavolo di confronto tra le varie parti sociali, Ministero del Lavoro e INPS per definire a livello nazionale tutti gli aspetti perché si possa applicare la CISOA al settore della pesca, in modo che sia giusta per le imprese e per i lavoratori. Ora si tratta di uno strumento inutile, non ci sono previsioni ad hoc ed è calcolata sulla base dell’aliquota applicata per gli operai agricoli. Il suo pagamento è a carico delle imprese già da questo mese.

Ora lo strumento non è stato adattato alle particolarità del comparto ittico e in questo momento è più un danno per le imprese che sono già in difficoltà piuttosto che un aiuto per i lavoratori.

Misure di sostegno al reddito possono servire per contribuire a sollevare il comparto ittico ma se non vengono adeguatamente preparate e applicate rischiano solo di aggravare la situazione esercitando pressioni ingiustificate. 


GOTTARDO: LA PESCA PROFESSIONALE NON È AGRICOLTURA - PENZO: LA CISOA È UNA SCATOLA VUOTA


Per quanto riguarda il contributo necessario come sostegno al reddito degli equipaggi che praticano la pesca marittima, la CISOA, si è espresso anche Antonio Gottardo responsabile del settore agroalimentare per Legacoop che ritiene che ci sia poco da aggiungere di fronte a un sostegno al reddito che non copre i periodi di fermo pesca che sono i periodi in cui gli uomini degli equipaggi hanno maggior necessità di sostegno.

Ci troviamo di fronte a Leggi che poi non trovano applicazione. Ciò a causa di una burocrazia che vede Enti non parlarsi tra loro e che crea solo confusione e incertezza.

Preoccupa, continua Gottardo, lo scollamento tra la norma e la circolare diramata dall’INPS (che impone il pagamento del contributo anche da parte degli armatori entro la giornata di domani)

Negativo, secondo Gottardo equiparare l’imprenditore agricolo e l’imprenditore ittico. Ciò ha fatto perdere la specificità del settore dell'ittico facendo si che le stesse peculiarità di questo comparto siano state inquadrate nel mondo agricolo. Aver omologato la pesca al regime agricolo ha creato troppe distorsioni, conclude Gottardo. La pesca professionale non è agricoltura. 

Intanto un armatore, Roberto Penzo ci descrive in concreto a quanto equivale il costo del pagamento della CISOA per mettere in regola l'equipaggio per un armatore, fermo restando che se un lavoratore del mondo della pesca oggi chiedesse il contributo, non gli potrebbe essere erogato, mancando le normative di riferimento.

Penzo, conosciuto come Tanfa, già 4 mesi fa immaginava, al pari di altri armatori, che il contributo sarebbe equivalso a una scatola vuota, come conferma d'altronde lo stesso Piva della FAI CISL. Facendo due conti afferma che più o meno, per il momento, a una unità da pesca standard la CISOA costerà circa 1800 euro l’anno. Potrebbero sembrare pochi come tanti, ma sono un’enormità se si tratta di soldi versati per un  sostegno al reddito che non può essere utilizzato in quanto al momento inapplicabile.