venerdì 29 novembre 2019

RIPRESI DALLE TELECAMERE GLI INCIVILI CHE CONTINUANO A INQUINARE IL MERCATO ITTICO NONOSTANTE IL NUOVO COMPATTATORE

Questa mattina, al mercato ittico di Chioggia, l'assessore alla pesca e ai mercati Daniele Stecco, l'assessora ai lavori pubblici Alessandra Penzo e l'amministratore della società partecipata SST Emanuele Mazzaro hanno relazionato in merito ai lavori di sistemazione del pavimento esterno alla struttura, finanziati dalla Regione Veneto e praticati con un materiale appositamente selezionato da Mapei per la zona e per recare il minor intralcio continuo agli operatori.

Nell'occasione Mazzaro è tornato anche sulla novità delle ultime ore, ovvero l'addio definitivo ai cassoni di scarico delle cassette in polistirolo, abitualmente usate nei pescherecci e al mercato, e l'arrivo di un eco-compattatore negli orari dalle 5 alle 9 e dalle 15 alle 18. L'ottima iniziativa, che ha il merito di togliere la possibilità alle cassette di volare in laguna col vento, presenta tuttavia due inconvenienti.

Il primo, già segnalato, è che proprio la scorsa notte (la prima, tendenzialmente, senza i cassoni) alcuni incivili hanno lasciato all'esterno del mercato alcuni sacchetti di immondizia colmi di cassette. La società SST assicura che, in forza delle immagini videoregistrate dalle telecamere a circuito, i trasgressori saranno individuati e sanzionati.

Il secondo, di più difficile soluzione, riguarda quei pescatori -e non sono pochi- che hanno l'abitudine di lavorare a orari non congruenti rispetto l'arrivo del compattatore, con il rischio che le cassette in polistirolo (o, sperabilmente, in materiali diversi) non abbiano un luogo di stoccaggio in attesa che facciano le 5 del mattino, quando appunto l'operatore sarà in loco. Importante intanto sarebbe, e vale per tutta la città, procedere con maggior determinazione e precisione alla raccolta differenziata dei rifiuti.

giovedì 28 novembre 2019

ADDIO CASSETTE DI POLISTIROLO “VOLANTI” IN LAGUNA, AL MERCATO ITTICO ARRIVA L’ECO-COMPATTATORE: UN CAMBIAMENTO EPOCALE

Finalmente le cassette di polistirolo usate per inscatolare il pesce al mercato ittico all'ingrosso di Chioggia non prenderanno più la strada della laguna e dei canali, in corrispondenza dei colpi di vento. La società partecipata SST, che gestisce il mercato, ha infatti adottato assieme a Veritas un eco-compattatore operativo negli orari di mercato, ovvero dalle 5 alle 9 e dalle 15 alle 18, rimuovendo così il sistema che era posizionato lungo la fondamenta San Domenico, dal quale spesso le cassette si sollevavano per finire in acqua e fino ai margini del Lusenzo.
Una battaglia che ha visto Chioggia Azzurra in prima linea nelle segnalazioni, per un cambiamento che viene definito «forse traumatico ma epocale» da Emanuele Mazzaro, amministratore di SST: i lavori in corso per la nuova pavimentazione esterna (che verranno illustrati domani mattina) sono stati l'occasione per ripensare la logistica del plesso. «Mettiamo in conto alcune difficoltà - continua sicuro Mazzaro - ma andremo avanti con la sperimentazione». La società partecipata del Comune sta anche valutando con Veritas l'istituzione di una sorta di ecocentro ittico, con possibile guardia e controllo 24 ore su 24 per evitare conferimenti inquinanti esterni.

venerdì 22 novembre 2019

RIDUZIONE DEGLI ORARI DI PESCA, IL COMANDANTE DELLA CAPITANERIA SMENTISCE LE COOP: SOLO 22 BARCHE SCELGONO LE 72 ORE, IN 60 PER I 4 GIORNI

Franco colloquio, questa mattina alla Capitaneria di Porto, tra Chioggia Azzurra e il comandante del Compartimento Marittimo, capitano di fregata Michele Messina, in seguito all’articolo pubblicato ieri e relativo al rammarico di gran parte della marineria per la mancata ordinanza che avrebbe recepito un accordo vocato a ridurre lo sforzo di pesca a 72 ore settimanali prima dell’imposizione europea.
Il comandante Messina ha specificato, norme alla mano, i termini della questione: il decreto ministeriale 173 emanato lo scorso 30 aprile, infatti, fornisce le indicazioni tecniche alla disciplina della navigazione peschereccia dopo il 18 novembre. Il provvedimento nazionale lascia libertà di scelta tra lavorare 4 giorni oppure coprirne 5 ma in non più di 72 ore: e i pescatori comunicano la propria decisione alla Capitaneria. Ora, il capitano di fregata Messina –che ha ereditato la vertenza dal predecessore, comandante Chiarelli, già in stato avanzato all’atto del suo insediamento il 9 settembre scorso- sottolinea che, stando ai dati raccolti nei terminali della Capitaneria, solo 22 pescherecci hanno indicato le 72 ore in 5 giorni, mentre ben 60 (su 112) hanno preferito continuare con 4 giorni lavorativi. Questo dato pare smentire la ricostruzione effettuata ieri da Marco Spinadin, presidente di Confcooperative, che parlava della quasi totalità dei pescatori orientata alle 72 ore.
In ogni caso, il comandante Messina ritiene impugnabile la delibera regionale che aveva chiesto alla Capitaneria di Porto di emanare l’ordinanza di accoglimento del regime a 5 giorni, conseguente all’accordo tra le cooperative: la delibera veneta infatti contrasta con il decreto legislativo nazionale, che ha predominanza di applicazione ove sia assente una deroga in una materia specificamente assegnata alla disciplina statale. «Successivamente alle sedute della commissione di studio – conclude il capitano di fregata Michele Messina – si sono registrati anche alcuni casi di pescatori che si sono recati alla Capitaneria per chiedere di non essere obbligati a passare alle 72 ore in 5 giorni».

giovedì 21 novembre 2019

PESCA SOSTENIBILE, LA MARINERIA PROVA AD ANTICIPARE L'EUROPA E A RIDURRE LO SFORZO A 72 ORE: MA LA CAPITANERIA, LEGGE ALLA MANO, DICE DI NO

Meno ore divise in più giorni di pesca, un’alta probabilità che il prezzo al mercato aumenti, per la soddisfazione di un’intera categoria portante. Tutto era pronto, a Chioggia e nelle altre marinerie venete, per la sperimentazione assoluta di un nuovo sistema in ottemperanza a quanto chiede l’Unione Europea a partire dal 2020: ma lo sforzo semestrale delle cooperative di pesca trova lo scoglio della Capitaneria di Porto di Chioggia, che non firma l’ordinanza apposita in quanto viene rilevato un contrasto con la disciplina legislativa ministeriale della “giornata di pesca”. E così, complice anche il cambio di governo avvenuto a fine estate, tutto torna di nuovo in alto mare: per la delusione dei pescatori, che già assaporavano la possibilità di trascorrere più tempo in famiglia durante le prossime feste natalizie.
La questione, molto complessa, è quella che origina dai decreti europei intercorsi tra la fine dello scorso anno e l’inizio di quello che sta andando a concludere, che dal prossimo anno impongono la riduzione dell’8% rispetto alle 160 giornate di pesca attuali, ovvero 12 giorni in meno poi ritoccati in base alle classi di grandezza tra barche diverse. In previsione del futuro incremento dei giorni di riposo per l’ulteriore 8%, che avrebbe significato depennare 26 giorni dal calendario ittico rischiando di andare sotto quota 130 giornate (il punto di non ritorno per la sostenibilità di un’azienda), le cooperative del settore come le chioggiotte Mare Azzurro, Confcooperative e Federpesca avevano deciso fin dallo scorso aprile di non farsi trovare impreparate e di anticipare la soluzione della vertenza.
L’accordo era stato trovato attorno a 72 ore settimanali in 5 giorni di uscita, in luogo delle attuali 96 lungo 4 giorni, ed era stato confermato dalla raccolta di firme con consenso pressoché unanime in tutta la marineria clodiense senza distinzioni di stazza. Anzi, la soluzione era stata gradita anche ai restanti comparti veneti, e i dirigenti cooperativi avevano coinvolto anche i pescatori friulani, romagnoli e marchigiani verso una comune disciplina adriatica. Oltre ad essere un modo di ottemperare alle regole dell’Unione Europea, “restituendo” giorni al riposo del mare ma senza gravare sui pescatori, la prospettiva di una riduzione spontanea si sposava anche al fatto che il prodotto, presente nei mercati anche il sabato mattina, avrebbe consentito di compensare il giorno lavorativo in meno.
Nonostante il cambio della guardia al ministero romano, con l’assenza di interlocuzione per oltre un mese, la commissione regionale aveva agevolato il ragionamento delle coop, fino alla delibera valutata positivamente con l’aiuto della Direzione Marittima di Venezia. Ma a pochissime ore da quando il progetto era pronto a decollare, il comandante della Capitaneria di Porto di Chioggia Michele Messina nega l’adozione dell’ordinanza necessaria a instaurare il nuovo regime: quest’ultimo infatti contrasta con la definizione ICCAT della giornata di pesca, ritenuta tale dal momento in cui vengono sciolti gli ormeggi a quando il peschereccio rientra. Secondo il capitano Messina, la firma di un’ordinanza siffatta contrasterebbe con il decreto legislativo ministeriale e quindi sarebbe passibile di annullamento e non solo.
Il comandante ha così informato il livello centrale della sua non volontà in materia, adducendo naturalmente le opportune motivazioni, e da Roma è arrivato appunto il divieto di erogare le 72 ore in 5 giorni, continuando invece con il corrente regime dei 4 giorni lavorativi pieni. «Peccato – afferma Marco Spinadin di Confcooperative – perché quella soluzione, fondata sulle ore e non sui giorni di lavoro, avrebbe risolto anche il problema di chi parte prima della mezzanotte per poi venire sanzionato».
La stessa Capitaneria, tuttavia, aveva suggerito di inserire la questione delle 72 ore nel decreto per il fermo pesca, ma c’era stata la necessità di tenere assieme tutti i comparti veneti attraverso lo strumento dell’ordinanza. Ora la situazione è di stallo: le cooperative riconoscono che sarebbe stato preferibile un provvedimento nazionale per l’Adriatico, che dovrà comunque arrivare dal momento che le raccomandazioni del Consiglio Generale per la Pesca nel Mediterraneo comporta l’adozione di decreti conseguenti. «Si è persa comunque un’occasione importante – conclude Spinadin – per essere i primi a sperimentare nuovi tempi di vita e di lavoro, autoriducendo lo sforzo in nome della sostenibilità, quale esempio anche per gli altri. Le cooperative e i loro presidenti si sono adoperati “allo stremo” per arrivare al risultato in cui tutti credevano, ma la speranza non è perduta».

martedì 19 novembre 2019

LE MAREGGIATE HANNO DISTRUTTO PRATICAMENTE TUTTE LE VONGOLE ALLEVATE DAL CO.GE.VO., IL SETTORE IN GINOCCHIO CHIEDE AIUTO ALLE ISTITUZIONI

Addio vongole di Natale. Le violente mareggiate dei giorni scorsi hanno distrutto tutta la coltivazione costiera allestita dai pescatori del CoGeVo, il consorzio di gestione degli allevamenti: lo riferisce il presidente Michele Boscolo Marchi, che parla di «danno incalcolabile, con il rischio che la situazione permanga tale fino a primavera inoltrata». Le onde infatti hanno devastato il fondale, distruggendo il lavoro di anni sotto il primo strato di fango dove sono state messe a dimora le vongole: i bivalvi sono stati trasportati a riva e ora giacciono a quintali lungo la battigia. È anzi lotta contro il tempo per salvare gli esemplari sopravvissuti, facendoli ricrescere e generare.
Gli aderenti al CoGeVo, autentici "coltivatori" del mare e amministratori preziosi per la risorsa, ora si rivolgono agli enti pubblici per ottenere gli opportuni risarcimenti: a chiederlo al governo è anche l'eurodeputata Rosanna Conte, che allarga la questione all'intero comparto ittico. «Sessanta milioni di euro di perdite stimate e mancati guadagni - sono le cifre riportate dalla parlamentare europea - con un peschereccio su 3 fermo in porto. Mi unisco alla richiesta degli operatori di settore affinché venga attivato in tempi rapidi il Fondo di solidarietà, che non viene rifinanziato da anni». Domani inizieranno i negoziati per il nuovo FEAMP 2021-2027: «Come relatrice ombra - conclude Conte - farò di tutto affinché il Parlamento difenda la possibilità che il fondo copra i danni alla pesca provocati da calamità naturali».

lunedì 18 novembre 2019

IL MERCATO ITTICO ALL'INGROSSO AVRÀ UNA NUOVA PAVIMENTAZIONE IN RESINE SPECIALI: IL COMUNE HA APPROVATO IL PROGETTO E AFFIDATO L'APPALTO

L'amministrazione comunale, attraverso una determina del dirigente Stefano Penzo firmata lo scorso 8 novembre, ha approvato il progetto esecutivo per demolire e ricostruire la pavimentazione al mercato ittico all'ingrosso di Chioggia, allestito dai tecnici del settore Lavori Pubblici. Contestualmente, il Comune ha anche affidato l'incarico di eseguire i lavori al gruppo Mosole di Breda di Piave (Treviso), che ha presentato la miglior offerta per una spesa pari a 450mila euro, finanziata anche dalla Regione.
Il procedimento amministrativo non è stato certo facile dal momento che, in fase di stesura del progetto, sono emerse molte criticità legate alle attività presenti e alla logistica dello stabile: dalla massiccia e costante presenza di personale e mezzi nell'area interessata al rifacimento della pavimentazione, all'impossibilità di sospendere l'attività del mercato anche per brevi periodi, ai tempi tecnici necessari per la maturazione dei getti non compatibili con le attività, alla viabilità interna all'area quale unico collegamento tra l'abitato di via Poli e il resto della città. Inoltre, si è reso necessario utilizzare un prodotto con eccezionali caratteristiche di carrabilità, finitura impermeabile e non scivolosa, altissima resistenza ai cloruri presenti nell'ambiente e perfetta lavabilità quotidiana in forza del fatto che ogni giorno vi vengono movimentate merci alimentari.
Tali circostanze hanno di fatto reso impossibile procedere con materiali tradizionali e per vie ordinarie all'esecuzione dell'intervento, ricorrendo alla tecnologia Mapei per il calcestruzzo dopo vari campionamenti sul pavimento esistente e il sottofondo. L'impresa emiliana ha fornito quindi le resine chimiche apposite per il luogo in grado da soddisfare tutte le richieste. La pavimentazione rifatta in questa maniera consentirà di riaprire al traffico dopo solo 48 ore dal getto, garantendo la portata necessaria al passaggio dei mezzi pesanti. Lo smaltimento del materiale di risulta andrà completato in una struttura di Cantarana di Cona, in possesso di opportuna cava.

giovedì 14 novembre 2019

ROSANNA CONTE: IL NUOVO REGOLAMENTO CONTROLLI SULLA PESCA NELL'UNIONE EUROPEA TUTELI LA SPECIFICITÀ DELLA FLOTTA ARTIGIANALE ITALIANA

«La battaglia per la legalità nella pesca passa per regole chiare e attuabili, con sanzioni che siano proporzionate all’illecito commesso e che non comportino disparità di trattamento tra i pescatori. Un dato di buon senso che, purtroppo, finora è spesso mancato nelle varie norme UE che si sono succedute. Ecco perché al Parlamento europeo mi sto battendo perché il nuovo regolamento Controlli garantisca sanzioni proporzionate e parità di trattamento tra i pescatori, tutelando le specificità dei diversi comparti, a partire dalla pesca artigianale». Lo dice l’eurodeputata della Lega, Rosanna Conte, che è intervenuta in commissione Pech al Parlamento Ue dove si è tenuta un'audizione sul nuovo regolamento Controlli in materia di pesca.
«Uno degli obiettivi di questo regolamento – prosegue Conte - è quello di semplificare e migliorare il quadro normativo dei controlli nel settore della pesca e garantirne la corretta applicazione da parte degli Stati membri. L’Italia è il Paese UE che ha attuato il miglior sistema di controllo, ma a fronte di ciò i pescatori italiani hanno pagato un prezzo troppo alto anche in confronto alle altre marinerie europee. Le disparità di trattamento vanno eliminate, così come deve essere chiaro che il nuovo regolamento non comporti oneri aggiuntivi, soprattutto per le flotte artigianali.
A tal proposito – continua l’eurodeputata della Lega - l'ipotesi della Commissione UE pare ignorare le specificità della pesca mediterranea, prevedendo obblighi insostenibili per i piccoli pescatori, come quello di dotarsi di nuove tecnologie quali il giornale di pesca elettronico, le telecamere a bordo e i sistemi di geolocalizzazione. Bruxelles ha assicurato che tali costi saranno coperti al 100% dal Feamp, ma tale copertura deve valere anche per i relativi costi accessori e di manutenzione, e per corsi di formazione utili all’aggiornamento tecnologico dei pescatori veterani».

giovedì 7 novembre 2019

I SINDACATI DELLA PESCA CONTRO LA MANOVRA FINANZIARIA: «AZZERA LE MISURE SOCIALI E RIDUCE LE GIORNATE DI LAVORO»

I sindacati confederali della pesca commenta criticamente la manovra finanziaria del governo. «Il settore è al collasso - si legge in una nota - anche a seguito di norme europee sempre più orientate a ridurre le giornate di lavoro, già diminuite a causa del maltempo. Ma l’Italia dimentica i suoi figli naturali: i pescatori. È incomprensibile come un paese con 8000 km di coste e tante marinerie, da Nord a Sud, cresciute grazie alla forza di prodotti ittici unici che garantiscono l’eccellenza del Made in Italy, sia incapace di tutelare e promuovere questo patrimonio sociale, economico e culturale». La FLAI-CGIL, la FAI-CISL e UIL Pesca hanno apprezzato l’impegno della ministra Bellanova per stabilizzare il reddito dei pescatori nei periodi di non lavoro, così come l’aver recuperato i ritardi nel pagamento dell’indennità di fermo 2019 (risorse stanziate con legge di bilancio precedente che già i sindacati avevano denunciato come insufficienti) ma si ribadisce che «al momento, in questa manovra finanziaria di misure sociali per il 2020 non v'è traccia».

Aggiungono le sigle: «Non solo la cassa integrazione oggi prevista per i lavoratori agricoli non viene estesa alla pesca, come da anni il sindacato chiede, ma addirittura scompare per il 2020 l’unico strumento che garantiva l’indennità per il fermo obbligatorio, rimanendo solo risorse irrisorie per quello non obbligatorio. Il mix tra azzeramento delle misure sociali e incremento degli oneri per le imprese ittiche, assieme alla riduzione delle giornate di pesca - insistono i tre sindacati - si traduce in un colpo letale per i pescatori, sulle cui spalle ricade esclusivamente la responsabilità di tutelare la sostenibilità ambientale, e che devono combattere ogni giorno sul mercato con oltre il 75% di prodotto consumato importato. La politica tutta dovrà essere impegnata affinché le parole, troppo spesso pronunciate, si traducano in norme concrete al fine di salvaguardare le eccellenze nazionali. È quindi doveroso, durante il dibattito parlamentare, sanare questa annosa e profonda lacuna».

mercoledì 6 novembre 2019

ABBONDANZA DI PESCE FRA LE 3 E 6 MIGLIA MARINE, E AL MERCATO ITTICO ALL'INGROSSO CROLLANO I PREZZI

Abbondanza di pesce, e crollano i prezzi. Negli ultimi giorni il mercato ittico all’ingrosso ha assistito a un notevole ribasso delle quotazioni, soprattutto delle cicale di mare nel loro periodo migliore e delle sogliole: nei primi giorni della settimana queste ultime sono andate vendute rispettivamente a 4 e 2 euro il kg. Le celle sono colme di pesce, le barche -soprattutto quelle che usano i rapidi, ovvero sia i ramponi- tornano cariche di merce per guadagnare assai poco: il motivo è dovuto all’apertura, dopo il 1° novembre, della fascia di mare compresa fra 3 e 6 miglia.
Da qualche anno infatti, dopo la conclusione del fermo biologico e per otto settimane, i pescherecci possono gettare le reti solo dopo le 6 miglia per chi supera i 15 metri di lunghezza (secondo le dimensioni certificate dall’Unione Europea), dopo le 4 miglia per le barche di misura inferiore. Al termine di questo periodo, la distanza si riduce a 3 miglia dalla riva per tutte le imbarcazioni: esiste quindi una fascia adriatica che nelle scorse settimane era stata a riposo, e perciò ancora “vergine” dalla pesca stagionale, quindi assai popolata di fauna ittica.

lunedì 4 novembre 2019

"IL GOVERNO ITALIANO DICA NO AI PROGETTI DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER L'ADRIATICO", LO CHIEDE L'EURODEPUTATA ROSANNA CONTE

L'eurodeputata Rosanna Conte chiede che il governo italiano rifiuti l'ipotesi cui la Commissione Europea sta lavorando per regolamentare la pesca nel mare Adriatico. «Meno pesci pescati in Italia - argomenta Conte - significa più specie ittiche importate dall'estero e dal resto del Mediterraneo. Se è questa l'idea che la Commissione Europea ha del modo in cui proteggere i mari, allora sta sbagliando di grosso. I pescatori europei già oggi patiscono una condizione palese di concorrenza sleale, dal momento che attuano alti standard di sostenibilità mentre dall'altra parte del Mediterraneo la pesca eccessiva e impattante la fa da padrona. Senza considerare i costi ambientali del trasporto.
Ecco perché la Raccomandazione sulla pesca nell'Adriatico che la Commissione UE ha portato alla Commissione Generale della pesca nel Mediterraneo della FAO è un gravissimo errore. Ho già denunciato ampiamente tutto ciò, ora spetta al governo italiano opporsi a regole che, se attuate, provocherebbero un calo produttivo per le imprese del 40%, colpendo soprattutto la flotta a strascico, che rappresenta la parte più consistente della produzione ittica italiana». In sede FAO si sta discutendo, tra l'altro, dei nuovi limiti dell'UE alla pesca nell'Adriatico per alcune specie come nasello, scampo, sogliola, gambero rosa mediterraneo e triglia di fango.