lunedì 31 gennaio 2022

CARO-GASOLIO L'ALLARME DI FEDERPESCA - 2022 COME 2012?


Un allarme viene lanciato da Federpesca e riguarda il caro-gasolio, un allarme che la categoria dei pescatori aveva lanciato già un mese fa, nel momento in cui si erano accorti dell’aumento del carburante alla pompa. 

Rispetto all’anno scorso il gasolio è aumentato del 60%, l’aumento mette letteralmente in ginocchio l’intera categoria e diventa non più conveniente uscire in mare. La spesa di un peschereccio per quanto riguarda il carburante può variare a seconda della capienza dei serbatoi, da circa 10mila a circa 15mila euro.


Il gasolio è lo spesa che incide maggiormente sui costi, conferma Elio dall’Acqua, armatore, ma anche le cassette di polistirolo in cui va stipato il pesce sono aumentate di prezzo, ancora tre mesi fa, e ora costano 80 centesimi a cassa. Ci sono poi la spesa mangiativa, l’IVA sui fogli d’asta, il ghiaccio, e tutte le altre spese che si devono affrontare settimanalmente.

Il caro-gasolio riguarda tutte le attività a 360°, i costi dell’energia stanno provocando aumenti in tutti i servizi e su tutti gli scaffali ma nel settore della pesca rappresenta una delle voci più incisive sulla colonna costi, facendo diventare il lavoro non più sostenibile. Ciò può avere importanti e sensibili ricadute sull'occupazione e nell'approvvigionamento. Soprattutto se lo si associa alla diminuzione delle giornate di pesca e alle attuali ripercussioni sugli Ho.Re.Ca. causate dall’emergenza Covid.

La maggior parte degli armatori ritiene non più remunerativo uscire in mare, sostiene Roberto Penzo, Tanfa, armatore, non è più conveniente. Questo  potrebbe mettere in gravi difficoltà centinaia di lavoratori nel settore, se non tutta l’economia locale. 

Federpesca chiede al Governo di attivarsi e di prendere provvedimenti per mitigare l’impatto che questa nuova crisi potrebbe riflettere nella società attuale. Se non fossero presi provvedimenti molte unità da pesca resteranno a breve attraccate in banchina e ciò potrebbe favorire l’importazione di prodotto straniero per riempire il vuoto lasciato da quello italiano sulle nostre tavole.

Una crisi come questa a causa del caro gasolio si è vista nel 2012 quando uno sciopero ha visto tutte le categorie unite, riuscendo a portare a casa un risultato. Sciopero che non si può escludere a priori ma che, per avere successo, dovrebbe vedere molta più coesione nel comparto.

Su un quotidiano del gennaio del 2012, la Nuova, venivano riportate notizie sui disagi dovuti al costo dei carburanti che avevano provocato scioperi tra la categoria dei camionisti a cui si erano aggregate le proteste dei pescatori.

A gennaio del 2012 i pescatori di Chioggia avevano depositato presso la Capitaneria di Porto tutti i ruolini di equipaggio delle loro unità da pesca, dichiarando così che non avrebbero salpato.

La volontà era chiedere la cassa integrazione. Al tempo erano altre le misure restrittive imposte dalla Comunità Europea: dal divieto di pesca entro le tre miglia, alla licenza a punti, all'introduzione dell'IVA sul gasolio, all'inasprimento delle sanzioni pecuniarie e l'aumento del prezzo del gasolio che, all'epoca, era arrivato a 78,5 centesimi al litro. Quel gennaio una delegazione di pescatori chioggiotti aveva partecipato a una protesta a Roma subendo la carica della polizia che voleva intervenire per bloccare il lancio di petardi da parte di alcuni pescatori delle marinerie del sud Italia. Chi ciò andò di mezzo fu proprio Roberto Penzo, Tanfa, che si prese una manganellata sulla testa. Il clima era pesante allora come sta diventando pesante oggi e verrebbe da fare un parallelo con la situazione attuale.


LA FORMAZIONE DEI MARINAI È FONDAMENTALE PER LA SICUREZZA

Tutt’ora Il settore della pesca, nell’ambito degli aspetti relativi alla sicurezza del lavoratori, viene disciplinato dal D.Lgs nr 298 del 17 Agosto 1999 per quanto riguarda le prescrizioni minime di sicurezza, dal dal D.Lgs. n. 271/1999 che disciplina la sicurezza e la salute dei lavoratori marittimi e dal testo unico sulla Sicurezza  sul lavoro D.Lgs. 81/2008. 

Il contesto in cui i pescatori operano fa sì che l’ambiente di lavoro all’interno del quale si muovono sia completamente diverso da qualsiasi altro ambiente di lavoro e necessita di norme adeguate e di direttive specifiche per quanto riguarda il tema sicurezza.

Le condizioni in cui gli operatori si muovono, mutano a seconda delle condizioni atmosferiche e meteomarine, quindi i presidi per la salvaguardia degli operatori del settore devono essere studiati espressamente per questo mutevole e particolare ambiente di lavoro.

Per quanto riguarda gli obblighi, le responsabilità del loro rispetto cadono sull’armatore e sul comandante.


Le misure di sicurezza da adottare non sono uguali per tutte le unità da pesca ma cambiano se la progettazione e costruzione del mezzo risalgono a prima o dopo l’entrata in vigore della normativa. Quindi misure di prevenzione, tutela dei lavoratori, obblighi e dotazioni di bordo di salvataggio e di sicurezza non sono identiche per i due ambiti.

Un tema su cui gli armatori sono tutti d’accordo è la necessità di dover fare formazione al personale, compito dello stesso armatore.

I marinai devono essere addestrati per poter fare fronte a qualsiasi emergenza, per la tutela della sicurezza e della salute a bordo, per cui devono essere preparati alla lotta agli incendi, all’utilizzo corretto dei mezzi di salvataggio e per la sopravvivenza, devono conoscere le manovre di primo soccorso e avere le conoscenze adeguate di assistenza medica a bordo. Devono conoscere i metodi di segnalazione oltre che l’utilizzo delle apparecchiature di trazione e di bordo.

La formazione deve essere impartita a un marinaio non appena si imbarca o si trasferisce o quando gli vengono affidate mansioni diverse, non da ultimo quando sono introdotte nuove attrezzature. La formazione deve essere ripetuta con periodicità sia dall’armatore che attraverso corsi promossi da Enti convenzionati o dal Ministero.


domenica 30 gennaio 2022

FIT FOR 55 - CHE IMPATTO AVRA' SULLA PESCA?

L’Europarlamentare Rosanna Conte fa notare che anche i pescherecci potrebbero essere coinvolti dalle disposizioni europee che mirano a ridurre le emissioni di gas serra, portando il limite al 55% rispetto ai livelli del 1990 nell’ambito del pacchetto climatico Fit For 55 verso la carbon neutrality per il 2050.

Per il settore trasporti, pertanto motori, si vogliono ridurre le emissioni puntando a emissioni zero nel 2035 spostando tutto il mercato sul motore elettrico. Una proposta che non è stata accolta in modo entusiasmante dall'industria automobilistica.

Nell’ambito dei pescherecci, la flotta, anche quella chioggiotta, ha motori a volte molto datati e non riuscirebbero a rispettare le nuove direttive se queste andassero a coinvolgere il settore. A quanto afferma l’europarlamentare Conte è stato sottoposto un quesito chiaro in Commissione Europea per capire se intenda eseguire uno studio di impatto specifico per il settore della pesca. Da tempo, conclude Conte, ci si chiede quale sarà l’impatto della transizione energetica sui pescatori e sulle imprese ittiche.

Al momento l’Europa non dà risposte ma si limita ad elencare su quali carburanti si applicheranno ancora le aliquote ridotte, non dando alcuna indicazione specifica per il settore della pesca. 


sabato 29 gennaio 2022

SICUREZZA SUL LAVORO IN MARE - L'INTERVENTO DI ROBERTO PENZO "TANFA"

Roberto Penzo, conosciuto nel mondo ittico chioggiotto come Tanfa, è il secondo armatore ad essere intervenuto nella giornata organizzata per discutere sulla sicurezza del lavoro in mare, nell’ambito degli Stati Generali della Pesca, tenuta il giorno 28 gennaio presso il Mercato Ittico all’ingrosso, voluta dal direttore dello stesso, avv. Emanuele Mazzaro. Attività come quelle della pesca devono essere ben gestite, afferma Penzo, completamente a norma. I corsi si fanno, chi li organizza sale anche anche a bordo e dà dimostrazioni delle procedure da rispettare a seconda delle varie eventualità. La sua impresa si sente ben seguita ed è da 16 anni che segue corsi nell’ambito della sicurezza. Gli armatori spendono per la sicurezza, magari in maniera diversa, ma ognuno cerca di organizzarsi al meglio. 

Anche se alcune direttive del Ministero non sembrano essere in linea con le norme per la sicurezza, come quando si parla delle giornate aggiuntive che non possono essere tenute in considerazione nelle giornate di buon tempo. Per pareggiarle viene richiesto, in controtendenza, di stare a casa con le giornate di tempo buono e uscire in mare col tempo brutto. Si tratta di decisioni politiche incomprensibili, afferma Penzo.

Le unità da pesca vengono mantenute in ottime condizioni ma a un certo punto la spesa effettuata per l’ammodernamento della barca o per effettuare dei corsi va a incidere nel guadagno. Gli armatori garantiscono ai lavoratori i minimi salariali e pagano i contributi per 360 giorni all'anno, lavorando però per soli 140 giorni, che a breve diventeranno poco più di cento. Nel momento in cui non si riuscirà più a garantire il minimo, prosegue Penzo, l’unica alternativa sarà demolire l’unità da pesca.


Negli ultimi anni il Ministero invita ai tavoli di concertazione la parte sindacale. E va bene che vengano tutelati i marinai, ma è giusto che sia tutelata anche la parte degli armatori, a cui sta pensando Federpesca.

Purtroppo sono i marinai a mancare, non si riesce più a trovare gioventù che abbia voglia di intraprendere questa professione, senza considerare che per l’assunzione di extracomunitari non esistono sgravi fiscali. 

La barca non è come una fabbrica, conclude Penzo, ma come una famiglia, e, se ci sono problemi, si trova il modo per risolverli. A bordo di una barca non si può fare a meno di andare d’accordo, si passa più tempo a bordo che in famiglia. E anche Penzo sottolinea l’importanza del riconoscimento del lavoro usurante per la categoria e si augura che i sindacati possano agire e spingere in questo senso.


giovedì 27 gennaio 2022

II COMMISSIONE MOSE - CONSORZIO VENEZIA NUOVA

La Nuova Coedmar ha riportato alla luce il problema delle aziende consorziate con il Consorzio Venezia Nuova e che non vengono pagate. Ora tutti i cantieri delle strutture del Mo.S.E. sono stati smantellati, non ci sono più le maestranze e fino a quando le stesse non saranno pagate continueranno a mancare, tranne qualche buon’anima che rimane per azionare il MO.S.E. in caso di necessità, per responsabilità

Resta la possibilità di fare pressione nei confronti del prefetto di Venezia perché le cose si smuovano ed è ciò che si propone di fare il Sindaco Mauro Armelao.


II COMMISSIONE MOSE - GLI INTERVENTI DEL CONSIGLIERE DOLFIN E DEL SINDACO ARMELAO


Il consigliere Dolfin, ribadisce il tema della sicurezza, messa a repentaglio da un sistema, unico al mondo, che non ha tenuto conto della necessità delle conche di navigazione.

Dolfin si chiede chi sia attualmente il referente del Mo.S.E. visto che Venezia è ricca di commissari dell’ambito lagunare.  Dietro la questione Mo.S.E., ricorda Dolfin, non ci sono solo le paratie e la pesca ma c’è la Basilica di San Marco, i ponti a Chioggia, il Forte san Felice oltre a vari cantieri che si muovono attorno al sistema.

Si tratta di un problema che riguarda l’intera città Metropolitana, Venezia in primis, e la Regione che devono farsi capofila in questa battaglia portandola a Roma, una battaglia che riguarda sicurezza ed economia.

Intervenuto anche il Sindaco che ha ribadito i passaggi fatti presso il ministero per verificare la situazione, e la bozza di decreto per permettere ai pescatori di non perdere giornate di pesca a causa dell’azione del sistema Mo.S.E. Unico decreto che riporta una deroga stilata esclusivamente per una marineria, quella di Chioggia. Unica a risentire dell’azione del Mo.S.E.

Il sindaco ha concluso affermando che Il mondo della pesca di Chioggia va difeso.


II COMMISSIONE MOSE - LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA

Marco Spinadin,  presidente del FLAG GAC Chioggia-Delta del Po, conferma l’importanza del Mo.S.E. per la salvaguardia di Chioggia e Venezia ma evidenzia anche il disagio che il sistema causa alla portualità e all’attività di pesca. Diventa necessario che le associazioni possano unirsi a un tavolo di discussione aperto anche alla Capitaneria di Porto. Secondo quest’ultima, a barriere del Sistema Mo.S.E. sollevate, le unità da pesca dovrebbero rimanere in banchina, in quanto, in quel caso, si dà per scontato che le condizioni meteo marine non siano adatte alla pesca, soprattutto per le imbarcazioni più piccole come quelle dei consorziati dei Co.Ge.Vo. Il problema è che , considerando la forbice dei 35 cm, il Mo.S.E. si solleva, per previdenza, anche quando le condizioni meteo marine non sono così avverse e i pescatori escono comunque in mare. In caso di infortunio o di emergenza, inoltre, fa notare Spinadin, non esiste un protocollo prestabilito. Una soluzione potrebbe essere usare il porto di Malamocco per rientrare in acque calme in caso di peggiorate condizioni meteo, anche se si tratta di uno scalo commerciale. 

La priorità, quando le condizioni meteomarine sono tali da far prevedere l’acqua alta, sembra sia la salvaguardia del patrimonio artistico e storico di Venezia e in questo contesto sono stati trascurati alcuni aspetti quali la sicurezza per la vita in mare.

Antonio Gottardo, presidente delle Alleanze della Pesca, ringraziando le uniche maestranze che restano attive nel sistema per garantire il funzionamento delle barriere in caso di necessità, afferma che l’unica soluzione sia ridurre il danno, cercando di recuperare indennizzi. Diventa necessario un incontro tecnico con i referenti del Sistema in modo da avere delucidazioni sui lavori e rassicurazioni sui tempi.


II COMMISSIONE MOSE - ELIO DALL'ACQUA


Elio Dall’Acqua, armatore e pescatore con un figlio che fa il suo stesso mestiere in un’altra unità da pesca, condividendo completamente il pensiero di Marchi,presidente Co.Ge.Vo. reputa che gli accordi tra le imprese rischiano di creare problemi non indifferenti alle marinerie, tornando sul tema della sicurezza, tema principale del dibattito di ieri sera.

L’osservazione fatta da Dall’Acqua riguarda le comunicazioni, diramate dalla Capitaneria di Porto , ripetutamente, a 24 ore, a12, a 6 per poi trasformarsi in falsi allarmi. rendendo difficile capire l’attendibilità della comunicazione stessa.

Ma non solo. Fa notare dall'Acqua che una parte della diga verso il Forte San Felice sta crollando a causa della velocità dell’acqua. Il mantenere alcune barriere aperte ed altre chiuse provoca corsi d'acqua di portata eccezionale tanto che il motopeschereccio in alcune condizioni riesce a raggiungere le 7 miglia all’ora con i motori al minimo. Correnti d’acqua che possono diventare pericolose e che possono d’altro canto influenzare l’ambiente marino. Altro dubbio sollevato è sul come verranno usate le conche di navigazione, quante barche potranno entrarvi e con che modalità, temi che chi ne deve usufruire dovrebbe conoscere.


II COMMISSIONE MOSE - MICHELE BOSCOLO MARCHI - CO.GE.VO.

 

La seconda discussione che ha visto impegnata la II commissione consiliare ha riguardato il Mo.S.E.
Oltre ai membri della commissione erano presenti esponenti del mondo della pesca, sia dell’associazionismo che pescatori e armatori a partire da Antonio Gottardo presidente dell’Alleanza delle Cooperative Veneto Pesca; Marco Spinadin, presidente del FLAG GAC Chioggia-Delta del Po; Michele Boscolo Marchi, presidente CoGEVO armatore e pescatore e Elio dall’Acqua di Federpesca, armatore e pescatore.

Come poi verrà riportato al termine della seduta dal sindaco, i cantieri per il Mo.S.E. si riapriranno per marzo e i completeranno nell’arco di 18 mesi. Le voci a riguardo sono un po’ confuse in quanto un quotidiano giusto il giorno prima ha dato un'informazione diversa, supponendo tempistiche più lunghe.

L'attenzione sul Sistema MO.S.E. è concentrata in più punti, talmente vasto è l’impatto che questa struttura ha nella nostra comunità, toccando vari ambiti. 

A cominciare dalle opere di compensazione porto rifugio e conche di navigazione. Per il completamento di queste non sembra servano interventi importanti, si parla essenzialmente delle componenti elettroniche.

A riguardo, il primo intervento è stato fatto dal presidente dei Co.Ge.nVo. Consorzio per la Gestione e la Tutela della Pesca dei Molluschi Bivalvi, Michele Boscolo Marchi, il quale, oltre a rappresentare una flotta di 80 imbarcazioni è lui stesso armatore e pescatore e la situazione di rimanere in mare aperto trovandosi le barriere del Mo.S.E. sollevate, impossibilitato a rientrare in porto , la ha vissuta sulla propria pelle, insieme a un’altra ventina di imbarcazioni.

All’epoca la giornata era bella e problemi non ce ne sono stati, ma solo qualche giorno fa un marinaio si è trovato ad aver necessità di soccorso. È intervenuta immediatamente la capitaneria di porto che ha raggiunto l’unità da pesca che aveva richiesto soccorso, prelevato l’uomo che aveva in corso un infarto e portato immediatamente a terra dove il soccorso è stato preso in carico da un'ambulanza del SUEM 118 in pochissimo tempo. La domanda che si pone la marineria è se una cosa simile fosse accaduta con le barriere sollevate, quante speranze avrebbe avuto quell’uomo di essere soccorso in breve. 

Non si tratta solo della perdita di reddito se non si può uscire in mare, ma soprattutto si deve parlare di sicurezza. Chi si trova in mare, se le condizioni meteomarine peggiorassero, o in caso di un’emergenza sanitaria, potrebbe trovarsi a rischiare la vita. Il vero dramma di questa situazione, ciò di cui si dovrebbe tenere maggiormente conto è la sicurezza.

Questo, continua Marchi , è un problema piccolo per il Veneto, ancor più piccolo per l’Italia ma è un grande problema per Chioggia. E conclude con una triste considerazione: “Della pesca non interessa niente a nessuno”. All’uscita di Malamocco i canali restano aperti qualora debbano passare mercantili. Per l’ittico sembra non ci sia spazio nella control room e la sensazione è di essere presi per i fondelli, e di rimanere, tra tante promesse, con un pugno di mosche.


mercoledì 26 gennaio 2022

PORTO OFF-SHORE - SONO 11 LE DOMANDE CHE SARANNO PRESE IN CONSIDERAZIONE


Per quanto riguarda il porto off-shore, a quanto afferma il Presidente dell'Autorità Sistema Portuale Fulvio Lino Di Blasio,  in questa prima fase sono state ricevute 11 domande di partecipazione, entro maggio ne verranno scelte tre, dando il via alla seconda fase, in cui le proponenti saranno invitate a presentare una proposta di fattibilità tecnica ed economica e verranno richiesti alcuni approfondimenti tecnici che andranno consegnati entro la fine dell’anno 2022. La proposta scelta sarà resa nota entro giugno del 2023.

Il porto off-shore dovrebbe essere composto da due parti, la parte crocieristica sopra le 40mila tonnellate e la parte containers per le linee transoceaniche. Un progetto ambizioso per il quale si nutre anche tanta curiosità. Una procedura non molto sperimentata in Italia, scelta dal Governo per dare la più grande espressività di espressione a tutte le tecnologie che la andrebbero a comporre e per vedere quali metodi alternativi ci potrebbero essere per portare i traffici al di fuori della laguna per la tutela di tutti gli aspetti della stessa. 

Giuliano Godino ritiene che il V-Gate veda invece la Cina interessarsi che non avrebbe problemi economici per la sua realizzazione ma che deve considerare nella sua realizzazione anche i collegamenti viari alle infrastrutture stradali e ferroviarie presenti nel territorio, attualmente molto carenti.


PORTO OFF-SHORE - QUALI LE CONSEGUENZE SULLA PESCA DI CHIOGGIA


Il porto off-shore che verrà  realizzato al largo di Malamocco cosa provocherà al mondo della pesca?

Come tutti gli impianti e le strutture che vengono realizzati in mare  apporterà significativi cambiamenti. Dovranno essere scavati canali di navigazione nuovi per navi con pescaggio notevoli e saranno aree che verranno interdette alla pesca, almeno fino a 10 miglia dalla costa.  Alcune unità da pesca non potranno più esercitare  nell'area  con danni sostanziali, come le unità da pesca che vanno a fasolari . Queste probabilmente avranno indennizzi potendo provare  che viene loro interdetta proprio l'area dedicata alla loro attività. 

Indennizzi che non potranno ottenere i pescherecci che vanno a strascico in quanto  non calano la rete sempre nello stesso tratto di mare. 

Altri problemi alla pesca potrebbero essere un eventuale sversamento di idrocarburi, ma lo stesso traffico navale potrebbe disturbare la vita e lo sviluppo della vita sui fondali.

La conclusione di uno dei più rappresentativi pescatori della flotta chioggiotta, Roberto  Penzo Tanfa, armatore: Il porto off-shore si farà,  sono anni che se ne parla. Si spera che prima di cominciare a realizzarlo si parli con il comparto ittico  e si discutano e si cerchi di risolvere le eventuali problematiche prima che queste danneggino un settore già in difficoltà.


MIMS - A PARTIRE DA MARZO 18 MESI PER COMPLETARE IL MOSE


ll Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ieri ha confermato il cronoprogramma del completamento del Mo.S.E. affermando che a partire dal prossimo mese di marzo saranno necessari 18 mesi per il completamento delle opere civili ed elettromeccaniche, come da allegato al settimo Atto Aggiuntivo della convenzione tra il Provveditorato alle Opere Pubbliche del Veneto e il Consorzio Venezia Nuova, concessionario, inviato alla Corte dei Conti per il dovuto controllo di legittimità.

Una nota del Mims precisa che sono previste tempistiche più lunghe solamente per quelle opere che hanno subìto danni dovuti a cause esterne, come la conca di Malamocco, 

Il Ministero precisa che l'Atto Aggiuntivo stabilisce che la cosiddetta fase di avviamento composta da test, collaudo e consegna allo Stato, già iniziata, avrà una durata complessiva di quattro anni.

Data la caratteristica sperimentale del Mo.S.E., questa fase proseguirà anche dopo che l'opera sarà completata. I cantieri, conclude il Ministero, "potranno riaprire una volta risolta la fase di criticità finanziaria che sta attraversando il concessionario Consorzio Venezia Nuova, entro il prossimo 28 febbraio"


AL PORTO DI CHIOGGIA IN PRIMAVERA POTREBBERO ARRIVARE LE PRIME CROCIERE


Il porto di Chioggia, con quello di Venezia, fa parte dell’Autorità di Sistema Portuale dell’Adriatico Settentrionale. A dicembre scorso è stato adottato il piano strategico dedicando una linea di sviluppo allo scalo chioggiotto.

Ora si può dare piena attuazione al sistema portuale a quanto ci riferisce il presidente della stessa, Fulvio Lino di Blasio, La corte dei Conti ha accompagnato l’Ente in un percorso istituzionale che ha permesso un perfezionamento a livello demaniale. Il sistema sta ora subentrando alla precedente ASPO, Camera di Commercio mettendo anche in regola le risorse umane e diventando pienamente operativo sullo scalo chioggiotto.

L’Ente può continuare ora l’attività dei dragaggi, approfondimento dei fondali in linea con quanto previsto dal piano regolatore portuale ma può anche cominciare a sviluppare due progetti, la parte cargo e la parte crociere.

Sulla parte merci, cargo, ci sono già investitori che stanno operando, altri stanno valutando se fare del business a Chioggia.

Discorso diverso quello della crocieristica che ora l’ente sta valutando con il sindaco, un progetto di valorizzazione della destinazione che costituisce un nuovo metodo per dare risalto al territorio. Si tratta di crociere, crociere fluviali e turismo slow che potrebbero diventare un fulcro identificativo del nostro turismo, non asservito ad altri.

Potrebbero arrivare navi per crociere o fluviali di stazza compatibile con i fondali e le stesse potrebbero arrivare già in primavera. Inutile e prematuro fare un confronto con i numeri di Venezia; a Chioggia ora si sta parlando, per quanto riguarda la crocieristica, di una specie di start up. 

Il turismo fluviale a cui l’Autorità di Sistema sarebbe interessata porterebbe un turismo anche di fascia alta, fatto di un pubblico che può interessarsi anche ad essere partecipativo nei processi di sviluppo locale mentre, per quanto riguarda le navi con stazza maggiore, a Chioggia potrebbero trovare pacchetti di offerte molto variegati, vista l’offerta variegata che offre il territorio. Un progetto quindi in via di sviluppo

Giuliano Godino è memore di esperienze già fatte con le navi da crociera, qualcuna nel passato è già arrivata a Chioggia, afferma, nei limiti delle lunghezze e del pescaggio del porto. È già presente una nutrita flotta di navi fluviali marittime che da anni fanno scalo al nostro porto e dalle quali c’è già un indotto che trae beneficio. Per quanto riguarda le crociere non fluviali, Godino si chiede se Venezia sarà disponibile a dirottarne qualcuna a Chioggia, visto che ora nella stessa Venezia non possono più accedere. A Chioggia l’attività crocieristica è sconosciuta a livello imprenditoriale, conclude, e necessiterebbe quindi di una spinta da parte di Venezia.


SEPOline: DIVIETO DI POSIZIONAMENTO RETI DA POSTA ALLA LUNATA DEL PORTO DI CHIOGGIA

Il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova ha programmato un progetto dal titolo SEPOline che si dovrà svolgere presso la parte interna della lunata del Porto di Chioggia.
Fino al 30 giugno il Dipartimento posizionerà nei pressi della lunata una struttura il cui utilizzo sarà quello di raccogliere e facilitare la schiusa della uova di seppia.

La struttura avrà una lunghezza massima di 125 metri.
Nel periodo in cui questa rimarrà posizionata, come da ordinanza emessa dalla Capitaneria di Porto di Chioggia in data 21 gennaio, le unità in transito dovranno prestare la massima cautela e distare almeno 200 metri dalla barca messa a disposizione del Dipartimento, in modo che il moto ondoso provocato dal passaggio non crei movimenti ondosi che disturbino lo svolgimento dell’attività di ricerca.



martedì 25 gennaio 2022

L'UNIVERSITÀ DI FERRARA PRESENTA UN SEMINARIO ILLUSTRATIVO DEL CORSO DI LAUREA IN ACQUACOLTURA DEL DELTA

Una serie di seminari per conoscere alcuni argomenti che saranno trattati nel Corso di Laurea in Tecnologie Agrarie ed Acquacoltura del Delta, aperta a tutti e gratuita, si svolge on line.

Organizzata dall’Università degli Studi di Ferrara, dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche ed Agrarie ha ancora disponibili 6 incontri a partire dal 27 gennaio al 4 marzo dalle ore 15:30 alle 16:30

Questo il calendario

27 gennaio: Conservazione e miglioramento della salute dei suoli agrari attraverso pratiche di agricoltura sostenibile. Prof.ssa Silvia Rita Stazi

3 febbraio: Interazioni uomo-natura nel Delta del Po per un'acquacoltura sostenibile. Prof. Michele Mistri


9 febbraio: L'evoluzione della lotta agli insetti fitofagi. Prof Stefano Civolani

17 febbraio: Strategie agronomiche innovative per la gestione sostenibile degli agro-ecosistemi. Prof Emanuele Radicetti

24 febbraio: Trasformazione, conservazione e qualità degli alimenti. Prof.ssa Paola Tedeschi

4 marzo: Sostenibilità e resilienza delle filiere agro-alimentari. Prof. Fabio Bartolini

Per poter accedere al corso è sufficiente registrarsi al modulo disponibile inoltre ai partecipanti registrati che seguiranno i seminari per l’intera durata verrà inviato un attestato di partecipazione


APPROVATO IN EMILIA ROMAGNA IL BANDO IN AMBITO FEAMP 2014-2020 A FAVORE DELLE IMPRESE ACQUICOLE



In Emilia Romagna la Giunta Regionale ha approvato un bando nell’ambito degli interventi FEAMP 2014-2020 nel quale sono stati messi a disposizione 1,2 milioni di euro come contributi agli investimenti per ammodernare le imprese acquicole rilanciando la competitività di questo settore che nella regione conta 1.800 imprese che forniscono lavoro a 2.500 addetti. Obiettivi del bando: dare innovazione che possa creare nuove opportunità di reddito, facendo leva su qualità, sostenibilità e diversificazione del prodotto ma dando migliorie in tema sicurezza alle condizioni di lavoro.

Le domande per il contributo devono arrivare alla regione Emilia Romagna tramite PEC entro il 31 marzo 2022 e i progetti saranno valutati secondo alcuni parametri e inseriti in una graduatoria finale. I contributi saranno quindi erogati fino ad esaurimento del plafond messo a disposizione.

Le spese che il bando prevede vanno dai macchinari, alle attrezzature, al miglioramento degli impianti preesistenti o alla costruzione di nuovi, opere murarie, migliorie sugli impianti, acquisto di nuovi mezzi da pesca fino alle spesse che possono riguardare la gestione amministrativa o organizzativa dell’azienda ittica stessa


ANCHE L’ACQUACOLTURA IN PERICOLO PER IL CAMBIAMENTO CLIMATICO


Il cambiamento climatico potrebbe avere conseguenze importanti anche nell’acquacoltura.

Sono stati fatti degli studi a riguardo, l’ultimo uscito a dicembre dello scorso anno su Global Change Biology in cui sono state portate alla luce le eventuali trasformazioni a cui l’acquacoltura potrebbe andare incontro. Un’industria che fornisce metà del pesce consumato nel mondo e sulla quale si conterà anche nei prossimi anni in maniera preponderante. Dalla ricerca è risultato che entro il 2090 la quantità dei prodotti da acquacoltura marina, come i molluschi, potrebbe diminuire del 16% se nulla sarà fatto per contenere il rialzo delle temperature globali. Apportando cambiamenti positivi al clima la quantità del prodotto potrebbe invece aumentare del 33% entro la fine del secolo. 


Nella peggiore delle ipotesi la produzione potrebbe crollare drasticamente in Cina, Bangladesh, Myanmar con un impatto inferiore per i bivalvi, come le cozze, ostriche e le vongole, rispetto all’impatto che avrà sulla produzione dei pesci. Questo a causa dell’alimentazione delle specie supponendo a maggior rischio le specie che si nutrono di farine e oli estratti dai piccoli pesci , quali aringhe e acciughe, anch’esse specie in pericolo. 

A meno rischio le specie che si nutrono di proteine vegetali. Una scelta da ponderare per chi lavora nel settore.


LA SICUREZZA DEL LAVORO IN MARE: UNA PRIORITA’ PER LA PESCA VENERDI’ 28 GENNAIO 2022

ORE 11 SALA RIUNIONI DIREZIONE MERCATO ITTICO ALL’INGROSSO DI CHIOGGIA Via G. Poli 1, Chioggia (Ve) La sicurezza del lavoro in mare non è un tema secondario per il settore ittico italiano. È una priorità che deve avere il giusto spazio all’interno dei vari e complessi argomenti che toccano in maniera scottante il grande mondo della Pesca. Il Lavoro è un Diritto che deve essere garantito in Sicurezza, soprattutto in Mare, dove le condizioni sono più complesse e meritano maggiore attenzione. La filiera dell’ittico deve saper mettere al centro dei propri interessi - anche e soprattutto - gli aspetti legati alla sicurezza dei pescatori, dei lavoratori che ogni giorno e notte sfidano il Mare in ogni condizione atmosferica e ambientale. Un confronto su questo tema è d’obbligo e gli Stati Generali Pesca fanno appello ad un’unità non solo d’intenti, ma anche operativa per affrontare le grandi sfide di un settore che merita rispetto e tutela. Sono invitati ad intervenire: MATTEI GIOSUE' Segretario regionale FLAI CGIL Veneto PIVA PIERPAOLO Segretario generale FAI CISL VENEZIA MUCCIO CARLO Segretario regionale UILA Pesca
Cristian Varisco
VARISCO CRISTIAN reggente UGL Pesca Venezia
Erika Baldin
BALDIN ERIKA Consigliere Regione del Veneto MONTANARIELLO JONATAN Consigliere Regione del Veneto DOLFIN MARCO Consigliere Regione del Veneto DALL’ACQUA ELIO Armatore Vicepresidente Cooperativa Clodiense PENZO ROBERTO ‘TANFA’ Armatore Coordinatore Federpesca Modera Emanuele Mazzaro Direttore Mercato Ittico all’ingrosso di Chioggia. Via G. Poli 1, Chioggia (Ve) Ufficio stampa cell. 329 69 600 84 info@mercatoitticochioggia.it

domenica 23 gennaio 2022

FERMI PESCA PIÙ LUNGHI - SERVONO TEMPI DI EROGAZIONE PIÙ BREVI PER LE INDENNITÀ

Rispetto all’anno precedente non sembrano esserci novità sulle indennità previste per i lavoratori dipendenti nelle imprese dedite alla pesca marittima , ma tempi più lunghi di istruttoria. Il reddito degli operatori del settore è ancora fortemente influenzato dalle conseguenze dell’epidemia. 

I tempi di fermo diventano sempre più lunghi e diventa essenziale accorciare i tempi necessari per erogare ciò che spetta ai lavoratori.



I fermi pesca obbligatori per permettere la tutela e l’aumento degli stock ittici deve essere integrata da altre strategie, quali eventuali piani di gestione che prevedano quote in grado di salvaguardare la filiera ma di assicurare anche un reddito alla categoria. Servono aiuti non solo per dare sussidiarietà al reddito ma anche per favorire l’innovazione del settore. 

NASCE EUROPEAN BOTTOM FISHING ALLIANCE (EFBA) PER RAPPRESENTARE LE FLOTTE DA PESCA DA FONDO


Sono 14 i Paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, ad allearsi per presentare al Commissario per la pesca europeo Sinkevicius l’importanza in tutta l’Europa della pesca da fondo. L'alleanza delle organizzazioni della pesca rappresenta oltre 22mila pescatori occupati in circa 8mila unità da pesca.

L’incontro si è tenuto lo scorso 19 gennaio in quanto la Commissione ha dimostrato di non approvare l’utilizzo di alcune attrezzature per la pesca da fondo nell’ottica del piano che intende sviluppare per tutelare gli stock ittici e gli ecosistemi marini in vista dello sviluppo della Strategia 2023 a favore della biodiversità.

Il settore ittico ha dimostrato che il tipo di pesca tanto discusso  è già ben regolamentato e certificato e molti sono stati i rappresentanti del settore intervenuti per evidenziare l’importante ruolo che la pesca da fondo svolge per garantire la sicurezza alimentare, soprattutto ora che la Commissione Europea sta valutando di introdurre nuove limitazioni e restrizioni all’uso delle attrezzature che pescano stando a contatto con il fondo marino.



Chi ha convocato l’incontro è stato Europêche, organismo di rappresentanza dei pescatori dei Paesi appartenenti all’Unione Europea che rappresenta circa 45 mila navi e 80mila pescatori, sia artigiani che di larga scala. Il presidente dell’associazione, Javier Garat, ha ribadito l’importanza del settore che sbarca più di un milione di tonnellate di pescato all’anno, catturato in modo sostenibile, e che rappresenta il 25% degli sbarchi in Unione Europea. Questi generano circa il 40% del fatturato del settore e di conseguenza contribuisce a salvaguardare molte comunità costiere. 

Uno tra gli altri organizzatori dell’incontro, ex Presidente della Pelagic Freezer-Trawler Association, Gerard van Balsfoort, ha dichiarato che la Commissione sulla pesca di fondo si dovrebbe basare su prove reali, scientifiche e su valutazioni d’impatto complete. Altre informazioni infondate non aiuteranno ne la salute degli oceani e neppure quella dei pescatori. 



Nel frattempo è stata annunciata la creazione della European Bottom Fishing Alliance (EFBA) a rappresentanza delle flotte da pesca di fondo aventi sede all’interno dell’Unione Europea. Questa nuova alleanza sarà lanciata il prossimo mese e il suo scopo sarà tutelare e sostenere le realtà economiche sociali e culturali che vivono delle attività di pesca di fondo all’interno dell’Unione Europea. 


L'APPORTO DEI FIUMI È ESSENZIALE PER L'AVVIO DELLA CATENA ALIMENTARE IN ADRIATICO


Il Mare Adriatico sembra essere uno dei mari più ricchi di risorse ittiche, oltre a presentare un habitat adatto alla molluschicoltura. 

Una delle motivazioni l’apporto di minerali e di microelementi che vengono qui condotti dalle acque fluviali che permettono la crescita di microalghe che danno l’avvio alla catena alimentare.

Il Mare Adriatico è considerato una specie di bacino semi chiuso in cui l’apporto dei fiumi ha conseguenze sull’abbondanza di molluschi e sulle specie ittiche. Nonostante ciò il prodotto non riesce a soddisfare le necessità, e per rispondere a questa mancanza è aumentata la produzione dell’acquacoltura

Per evitare il depauperamento delle specie ittiche sono stati elargiti compensi per disarmare i pescherecci, provocando così una riduzione della flotta, sono state aggiunte giornate di fermo ai fermi biologici già previsti e sono stati imposti limiti alla quantità del prodotto pescato.

Altri limiti precedenti hanno interessato il divieto di pesca entro le tre miglia dalla costa e le dimensioni delle maglie delle reti da pesca. Ora si sta pensando a istituire delle Aree Marine Protette.

Molte barche pescano su commissione il pesce azzurro in base alle commesse, senza sprechi e svilimento del prodotto.