giovedì 7 novembre 2019

I SINDACATI DELLA PESCA CONTRO LA MANOVRA FINANZIARIA: «AZZERA LE MISURE SOCIALI E RIDUCE LE GIORNATE DI LAVORO»

I sindacati confederali della pesca commenta criticamente la manovra finanziaria del governo. «Il settore è al collasso - si legge in una nota - anche a seguito di norme europee sempre più orientate a ridurre le giornate di lavoro, già diminuite a causa del maltempo. Ma l’Italia dimentica i suoi figli naturali: i pescatori. È incomprensibile come un paese con 8000 km di coste e tante marinerie, da Nord a Sud, cresciute grazie alla forza di prodotti ittici unici che garantiscono l’eccellenza del Made in Italy, sia incapace di tutelare e promuovere questo patrimonio sociale, economico e culturale». La FLAI-CGIL, la FAI-CISL e UIL Pesca hanno apprezzato l’impegno della ministra Bellanova per stabilizzare il reddito dei pescatori nei periodi di non lavoro, così come l’aver recuperato i ritardi nel pagamento dell’indennità di fermo 2019 (risorse stanziate con legge di bilancio precedente che già i sindacati avevano denunciato come insufficienti) ma si ribadisce che «al momento, in questa manovra finanziaria di misure sociali per il 2020 non v'è traccia».

Aggiungono le sigle: «Non solo la cassa integrazione oggi prevista per i lavoratori agricoli non viene estesa alla pesca, come da anni il sindacato chiede, ma addirittura scompare per il 2020 l’unico strumento che garantiva l’indennità per il fermo obbligatorio, rimanendo solo risorse irrisorie per quello non obbligatorio. Il mix tra azzeramento delle misure sociali e incremento degli oneri per le imprese ittiche, assieme alla riduzione delle giornate di pesca - insistono i tre sindacati - si traduce in un colpo letale per i pescatori, sulle cui spalle ricade esclusivamente la responsabilità di tutelare la sostenibilità ambientale, e che devono combattere ogni giorno sul mercato con oltre il 75% di prodotto consumato importato. La politica tutta dovrà essere impegnata affinché le parole, troppo spesso pronunciate, si traducano in norme concrete al fine di salvaguardare le eccellenze nazionali. È quindi doveroso, durante il dibattito parlamentare, sanare questa annosa e profonda lacuna».

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