Troppi disaccordi tra le diverse marinerie e spesso anche all’interno delle stesse flotte territoriali per poter avere una mano forte da contrapporre al caro-gasolio.
Non tutti ritengono di doversi fermare per protesta, né a Chioggia, né ad Ancona. Sabato scorso c’è stata una riunione tra marinerie a Civitavecchia, il prossimo sabato un’altra si terrà a Ercolano.
Si sperava che su uno dei decreti ristori potesse rientrare anche la pesca, ma non sembra sia così.
La categoria capisce che la situazione è particolare, non sono gli unici, i pescatori, a vivere un momento di grossi problemi e di disagi. Chi più chi meno tutte le categorie stanno risentendo di questa crisi, iniziata dal propagarsi del Covid e che ora, con un colpo di coda, sta colpendo tutte le economie.In questo momento il settore della pesca si sente appena più tranquillo, grazie a un leggero aumento del prezzo del pesce al mercato che permette loro di avere una boccata di ossigeno e di rimanere in pari con le spese senza sentirsi con l’acqua alla gola.
Non è ancora il momento di scatenare particolari agitazioni.
Il presidente delle Marinerie di Italia Francesco Caldaroni, ha cominciato a fare il giro e monitorare la situazione partendo dal Tirreno, si pensa che prossimamente approderà ad ascoltare e sostenere le Marinerie dell’Adriatico, giungendo con probabilità fino a Chioggia.
Molte imprese di trasporto hanno sedi estere, alcuni camion hanno caratteristiche che permettono agevolazioni, per cui non si prevede neppure in questo settore una importante unità di intenti.
Seppur tutte le categorie stiano soffrendo e si trovino a un passo da una situazione disastrata, nessuno vuol far scoccare la scintilla. la paura è di perdere anche ciò che si ha adesso. Lo spauracchio all’orizzonte è ritrovarsi come la Grecia di qualche anno fa.
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