sabato 12 febbraio 2022

#salviamolapesca - LA PUGLIA UNITA A MANFREDONIA

Tra le altre marinerie che in occasione di queste giornate di febbraio si sono fermate per far sentire la propria voce protestando a causa delle difficoltà che sta vivendo il comparto, erano presenti anche quelle pugliesi, le cui rappresentanze si sono ritrovate al Mercato Ittico di Manfredonia dove i rappresentanti delle marinerie di Golfetta, Peschici, Manfredonia, San Benedetto, Civitanova Marche, Molfetta, Mola di Bari si sono riunite discutendo sulle problematiche attuali.
I rappresentanti delle marinerie si sono passati la palla, citando quelli che sono i problemi del settore affermando  che quella che si è tenuta il 12 febbraio dovrebbe essere la prima di una serie di riunioni che si dovrebbero tenere in tutta l’Italia. Sono stati portati a galla vari temi tra cui quella che sembra essere la volontà del governo nell’applicare le normative redatte dall’Unione Europea atte a creare, come affermano nella diretta fatta su Facebook, austerità e difficoltà a pescare.
Nel farlo sembra adoperare una strategia, continua, cominciando col dividere il comparto, creando difficoltà a un tipo di pesca facendo illudere altre tipologie di non essere toccati dalle ristrettezze che però prima o poi arriveranno, lasciando però il comparto disunito e non coeso e quindi meno incisivo nel far sentire la propria voce.


Importante è ora, in questa fase, discutere i punti che accomunano tutta la categoria, a cominciare dal caro-gasolio, inspiegabile dato che il prezzo al barile non sale con la stessa curva del prezzo del carburante. Un aumento che, visti i consumi di un’unità da pesca, fa schizzare alle stelle i costi, mettendo in grossa difficoltà l’impresa, arrivando a costringere i pescherecci a restare fermi a terra.

Ma prima che si arrivi a questo epilogo si sta cercando di organizzare una manifestazione in massa, a cui dovrebbero partecipare  i pescatori delle varie marinerie d’Italia, recandosi a Roma in modo da sensibilizzare il Governo, sottolineando che in queste condizioni il settore non può più lavorare. 
Fermare le unità da pesca imporrebbe una grossa perdita anche occupazionale. La flotta italiana è una delle più grosse a livello europeo e le ripercussioni sarebbero enormi.
La flotta di Manfredonia era una delle più numerose d’Italia con quasi 600 unità da pesca iscritte al Compartimento della Capitaneria di Porto di Manfredonia, oggi ne sono rimaste meno di 200. Una flotta già investita dalla crisi che viene amplificata dal caro-gasolio e dalle norme imposte dalla comunità Europea, il tutto correlato alla difficoltà di reperire marinai che abbiano voglia di lavorare in un comparto duro e faticoso che non offre un adeguato ritorno economico e che non incentiva i giovani a intraprendere questa professione. I pescatori sono sfiduciati, non credono più nelle potenzialità del settore e sono i primi a spingere i figli ad intraprendere altre strade che non siano legate al mondo della pesca.
Il settore della pesca italiano, un settore un tempo tra i più prolifici, rischia di esser messo in ginocchio se non si provvede a risolvere la crisi che lo sta investendo. Il caro-gasolio viene definito l’atto finale di una tragedia.
Da anni il settore pesca è costretto a subire regolamenti comunitari che di fatto impediscono che la pesca si possa svolgere nella maniera tradizionale. 
La PCP, Politica Comune della Pesca, definita un vaso di Pandora contenente tutti i mali della pesca del Mediterraneo, dovrebbe essere rimessa in discussione a Bruxelles dal Governo italiano.
La PCP, che ha dato risultati nei mari del Nord, non sta dando lo stesso risultato nella pesca italiana. Nel Mediterraneo i Paesi Comunitari che sfruttano la pesca sono molto pochi in confronto al numero dei Paesi che non appartengono all’UE.


La considerazione fatta da uno degli intervenuti a rappresentanza della propria marineria è che la regione Puglia ha una storia marinara antica che ora viene messa in discussione da persone che il mare lo avranno visto solo in cartolina. La pesca pugliese, e italiana, è costretta ora, solo a subire le conseguenze di uno stato di cose che era già insostenibile, ma che ora ha tinte ancora più fosche. Ora con l’aumento del gasolio le cose non possono che complicarsi. 
Lo sforzo di pesca, che tanto viene osteggiato dall’Unione Europea, conclude uno dei rappresentanti  delle marinerie pugliesi, è dato da una serie di fattori e di parametri tra i quali la potenza dei motori, ma come fa notare nel video diramato dalla pagina web stato quotidiano, c’è una notevole discordanza tra quello che figura nei documenti e quella effettivamente impegnata, perché il motore abbia una durata accettabile e non sia da buttare dopo qualche mese di utilizzo..
Il prossimo passo, conclude l’intervenuto, è che la politica italiana rimetta in discussione la PCP. Questo potrebbe essere un primo passo.

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