Sabato mattina si è tenuta alla sala d’Aste del mercato Ittico all'ingrosso di Chioggia una riunione a cui dovevano partecipare gli armatori ed eventualmente i marinai della flotta di Chioggia. Il giorno prima si era tenuta una riunione al mercato ittico di Ancona durante la quale erano sfociate discussioni sul continuare o meno l’agitazione tenendo in banchina le unità da pesca.
La discussione aveva esacerbato gli animi e la marineria di Chioggia era stata portata come esempio negativo, come si può sentire su un video che sta girando tra i gruppi Whatsapp degli armatori e delle marinerie d'Italia.
Il motivo principale del rientro al lavoro era il voler mantenere la parola data alla riunione precedente che si era tenuta a Civitanova Marche. Una parola che è sempre stata mantenuta per tutte le decisioni che si sono prese in modo concorde durante tutte le riunioni.
Aveva presenziato alla stessa Roberto Penzo, Tanfa, in rappresentanza della marineria di Chioggia, il quale, alla proposta di continuare a oltranza lo sciopero, non si era sentito di prendersi la responsabilità di una risposta ribattendo che prima di prendere una decisione avrebbe sentito democraticamente il resto degli armatori della flotta chioggiotta.
La riunione di sabato scorso era stata indetta per questo motivo. A partecipare erano stati invitati gli armatori di Chioggia. Non sembra sia stato invece invitato il gruppo arrivato con due auto dal centro Italia capeggiato da Francesco Calderoni, giunto a Chioggia, nonostante Penzo sembra avesse chiesto esplicitamente di non intervenire.
La discussione con la marineria chioggiotta ha preso quindi una piega diversa. Questa spingeva per tornare a lavorare oggi, lunedì, mentre una minoranza era composta da coloro che mettevano in dubbio se non fosse il caso di rimanere a casa ancora qualche giorno, un altro paio di giorni si diceva, perché il ministero avesse il tempo di prendere una decisione.
Gli animi erano concitati sia dentro il mercato sia fuori, dove è continuata la discussione dopo un certa ora, allorché si è dovuta liberare la sala e chiudere il cancello.
A un certo punto sono cominciate a volare anche parole grosse e Calderoni si è confrontato aspramente e direttamente con un armatore chioggiotto. Tanto che sono dovuti intervenire a calmare gli animi sia da un lato che dall’altro. Il clima era molto teso, non abbastanza tranquillo comunque da permettere agli astanti di prendere una decisione senza pregiudizi, a mente fredda, tanto che Penzo, sembra abbia cercato ripetutamente scuse per interrompere la riunione in modo che gli armatori si disperdessero, si calmassero le acque, e coloro che nulla avevano a che fare con la flotta chioggiotta si allontanassero del tutto.
In ogni caso la decisione che sembrava favorita era che Chioggia tornasse a lavorare, principalmente in quanto mantenere ancora ferme le barche non sembrava avesse senso: i media, il messaggio lo avevano passato abbondantemente, una sua eco doveva essere giunta al governo. In quanto ai marinai, non avendo sostegni al reddito, non sarebbero potuti rimanere un’altra settimana a casa. Altre marinerie stavano attendendo la decisione di Chioggia per aggregarsi alla linea da prendere.
Informazione diametralmente opposta a quella sulla quale si stava discutendo.
È proprio a nome di Francesco Calderoni infatti quello che viene scritto su ilrestodelCarlino.it il quale in un passo riporta "I pescatori veneti resteranno in porto - ci ha detto al telefono Francesco Calderoni Presidente Marinerie d’Italia mentre rientrava da Chioggia”. Ma non solo. In questi ultimi due giorni ci comunicano che stiano girando suoi messaggi sui gruppi di Whatsapp destinati agli armatori in cui si afferma che le barche di Chioggia stanno tornando in porto ed esattamente “forse domani ritornano tutti perché si stanno a scanna’ in mare, quelli mia con quelli che han fatto la forzatura. Domani mattina alle 9 fanno un'assemblea, si fermano tutti e rifanno un’assemblea. Rimini, Ancona… si stanno a ‘ammazzà proprio per mare”
Eppure di questo scannarsi le marinerie non sanno nulla. Ognuno sta lavorando come d'accordo.
Gli armatori affermano che questi messaggi sono solo fuorvianti, e che vogliono spingere i pescatori a seguire la strada dello sciopero per paura di ripercussioni.
“Una caduta in basso”, ci dicono, “voler mettere le marinerie le une contro le altre. Ormai le marinerie hanno preso una decisione, tanto che ormai nessuno ne parla neppure più per la radio. Questo messaggio sta arrivando a tutti ma non sta dicendo il vero, le barche mollano gli ormeggi e lavorano come hanno sempre lavorato”.
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