Sabato scorso una rappresentanza della pesca chioggiotta si è recata a Civitanova Marche dove si è tenuta una riunione tra le varie marinerie dell'Adriatico per affrontare la situazione che si è creata a causa del caro gasolio.
Erano intervenuti Zennaro Gimmy, Penzo Roberto, Elio dall’Acqua e Padoan Denis come armatori e Daniele Padoan e Daniele Colombo come comandanti.
Presente alla riunione Francesco Calderoni, presidente delle marinerie d’Italia e il Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli.
La pesca marchigiana produce un PIL importante nella regione da impegnare il presidente della Regione che si è preso a cuore la situazione.
Sabato è stato deciso che oggi, lunedì, la pesca italiana si ferma, e aderiscono allo sciopero buona parte delle marinerie italiane sia dell’Adriatico che degli altri mari.
I pescatori chioggiotti, che non hanno voluto intraprendere azioni eclatanti per non inficiare il lavoro fatto dalla città per avere la possibilità di diventare Capitale italiana della Cultura, hanno deciso di intraprendere una linea morbida. Fermando l’attività innanzitutto.
Oggi, lunedì, i pescatori si riuniranno per decidere la strategia da intraprendere in questa manifestazione. Sicuramente non rimarranno con le mani in mano ad attendere.
Sono coscienti del disagio che appronteranno alla città, e ai mercati, non fornendo prodotto ittico, né per il consumo locale e neppure per l’export al di fuori dei consumi cittadini, regionali e nazionali. ma si tratta di un tentativo di portare l’attenzione sul problema del caro-carburanti che coinvolge tutti.
Infatti una delle alternative alla manifestazione potrebbe essere uno sciopero in cui coinvolgere tutta la città.
Il caro-carburanti coinvolge tutti indistintamente, anche chi non possiede auto o moto in quanto l’aumento del costo dei trasporti va a incidere in tutte le merci che si troveranno sugli scaffali e sulle lavorazioni degli stessi.
È un problema a livello nazionale e alcuni si chiedono a cosa possano servire scioperi a livello locale. Se non altro è giusto dimostrare il proprio scontento. I carburanti per l’autotrazione hanno incluso nel loro prezzo numerose accise che vanno a incidere per il 48% sul prezzo della benzina e il 43,5 per il prezzo del gasolio.
Le accise oggi in vigore includono i finanziamenti della guerra in Etiopia terminata nel 1936, per la crisi di Suez del 1956, per il Vajont del 1963, l’alluvione di Firenze del 1966, i terremoti del Belice, del Friuli e dell’Irpinia, rispettivamente del 1968, 1976 e 1980
I finanziamenti più recenti sono quelli per il decreto Salva Italia e per il terremoto in Emilia del 2012. Già eliminare alcune di queste accise porterebbe a un calo del prezzo del carburante. Ma serve un’azione potente da parte dello Stato per calmierare i prezzi e permettere ad alcune categorie, quale l’autotrazione, di vedere alleggerita la spesa per il gasolio.
Seppur la diminuzione delle accise sarebbe auspicabile per tutti, per alcune categorie serve un intervento più drastico. D'altronde il prezzo del gasolio al barile è inferiore a quello che si aveva un 14 anni fa circa eppure il prezzo alla pompa attualmente è superiore a quello in vigore nello stesso periodo e quindi non sembrano esserci motivi effettivi per i continui e quotidiani aumenti.
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