Un tema che sta a cuore agli ambientalisti ma anche ai pescatori è che il mare sia pulito. E sia gli uni che gli altri non vedono di buon occhio le cassette di polistirolo abbandonate, le quali, diversamente da quanto si pensa generalizzando, non vengono gettate a mare dai pescatori. Sarebbe un atteggiamento privo di motivazione in quanto per gli stessi pescatori la cassetta di polistirolo rappresenta un costo aziendale che in un anno va a incidere non poco nel bilancio.
Non è da molto che Papa Francesco ha menzionato i pescatori di San Benedetto del Tronto per le operazioni di pulizia dalle plastiche che gli stessi fanno, come da anni fanno anche i pescatori di Chioggia e quelli di molte altre marinerie.
Ma Legambiente di San Benedetto del Tronto, a quanto si legge su corriereadriatico.it, afferma che è dallo stesso porto di San Benedetto che si produce la plastica che finisce in mare, e ciò diventa un problema non solo per quanto invade le spiagge ma anche per quanto riempie le discariche una volta raccolta essendo un materiale ingombrante. Legambiente in questo contesto sollecita l'amministrazione comunale di San Benedetto a trovare un sistema alternativo per gestire il pescato nel mercato ittico reintroducendo già a bordo delle stesse imbarcazioni cassette riutilizzabili.
Ed è ciò che in definitiva le stesse marinerie stanno cercando di poter realizzare.
Il problema essenziale è che i contenitori devono essere igienizzati prima di essere utilizzati e serve un supporto logistico che possa adempiere all’operazione nel pieno rispetto delle norme HACCP. La marineria di Chioggia da tempo è attiva alla ricerca di una ditta che possa fornire il servizio dotando la flotta di contenitori adeguati e di provvedere alla loro igienizzazione in loco, fornendo una sede adeguata o facendo la spola presso un laboratorio situato altrove. In ogni caso il problema dell’imballo del pesce è un problema sentito anche nel mondo della pesca in cui chi lavora lo vuol fare cercando di essere meno impattante e invadente possibile.
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