lunedì 28 dicembre 2020

MOSE IN FUNZIONE, MA I PESCHERECCI NON ESCONO IN MARE: «CONCA DI NAVIGAZIONE PRONTA IN DUE ANNI, E NEL FRATTEMPO?»

Come logico attendersi, attorno alle 6 di stamane sono state sollevate le 78 paratoie mobili del Mose alle bocche di porto di Chioggia, Malamocco e Lido di Venezia. Il picco di marea alla diga di Sottomarina è stato raggiunto alle ore 10.30 con 131 centimetri sul livello medio del mare, mentre il centro storico (alla rilevazione di Vigo) è stato tenuto indenne dall'arrivo dell'acqua alta, fermandosi a 77 cm attorno alle 8.30.
Anche a Venezia Lido gli effetti del rinforzo dei venti hanno portato la marea a 137 cm alle 10.30, mentre nel capoluogo l'acqua si è fermata al massimo di 75 cm alle 13.30, nella rilevazione della Salute. La navigazione è tornata libera dopo le 12.30 di oggi, ma anche domani e mercoledì mattina c'è tuttavia il teorico rischio di nuovi picchi mareali e quindi di acqua alta nelle città, se non venisse di nuovo sollevato il Mose.

Come accaduto già ad ottobre e a inizio dicembre, gli armatori di Federpesca sono comunque contrariati dal fatto che i pescherecci di Chioggia non possano uscire in mare e rientrarvi, dal momento che ancora non sono iniziati i lavori alla conca di navigazione: «Ieri pomeriggio - racconta Elio dall'Acqua alle telecamere di Chioggia Azzurra - le barche avrebbero potuto uscire, ma sapendo che sarebbe stato alzato il Mose esse avrebbero dovuto rientrare prima delle 5 di stanotte.
Il periodo clou per la pesca è in questi giorni, non andare in mare ci penalizza troppo: abbiamo già perduto almeno quattro giornate di lavoro. Senza contare che comunque dobbiamo garantire il minimo salariale ai dipendenti. La questione è annosa, ma non vedo un'azione incisiva delle istituzioni». Fa eco il collega Denis Padoan, pure rammaricato: «Meno male che il Mose c'è, visto che quando c'è l'acqua alta va a fondo anche il mio magazzino.

Ma i natanti al largo devono poter rientrare: eppure non possono farlo manco se hanno un incidente a bordo o se rischiano l'affondamento. Così pure le barche a vela e i motoscafi. Ci vorranno due anni per avere la conca di apertura e chiusura, e nel frattempo cosa facciamo?». Una risposta prova a darla l'ingegner Giovanni Cecconi, che è stato direttore del prototipo nella control room del Mose: «Cinque anni fa si era iniziato a costruire terrapieni e fondazioni, là dove prima c'era lo scanno.
Eppure in Italia non sappiamo gestire velocemente il completamento delle grandi opere, una volta avvenuta la gara e assegnato l'appalto, dal momento che chiunque può fare ricorso. Sei anni fa l'incarico era stato affidato, ma le aziende coinvolte -che non rientrano nel Consorzio Venezia Nuova- si sono fermate. Sicuramente ci sono intoppi burocratici, garantisco di informarmi e rispondere».

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