Nei giorni scorsi abbiamo riportato un report tratto da un articolo che ha scatenato il dissenso di tutti coloro che lo hanno letto.
Il report citava una situazione positiva per la pesca con numeri in crescita, con aumenti del quantitativo del pescato sbarcato, aumenti conseguenti di vendite e fatturati.
Sia per la pesca che per i molluschi bivalvi che per la piscicoltura.
I commenti non hanno lasciato nulla all’immaginazione ma sono stati schietti e hanno descritto una situazione molto meno florida di quanto non appaia sul sito.Per quanto riguarda il numero dei pescherecci attivi, avevamo specificato che nonostante la flotta presenti sempre lo stesso numero di battelli sono tanti, veramente tanti, coloro che non vedono l’ora che ci sia qualche bando per ottenere incentivi per la loro demolizione e non è detto per provvedere all’acquisto di mezzi più nuovi o più grossi.
Ma forse per tirare i remi in barca e smettere di portare avanti un’attività sempre più dura magari tramandata da generazione a generazione ma ormai vista senza futuro.
Chi è nel settore ci ha accusati di essere ridicoli ma noi non abbiamo fatto altro che leggere qualcosa scritto da una fonte attendibile.
I pescatori ci hanno risposto praticamente all’unisono, la pesca sta morendo, il caro gasolio è una delle cause.
La realtà è molto diversa da quella descritta dal report . La pesca ci dice un addetto ai lavori, sta passando uno dei periodi più brutti degli ultimi decenni. Il prezzo del gasolio sta mettendo in ginocchio tante imprese e il mercato attualmente sta contribuendo a far affondare il settore.
non nega, chi commenta delle difficoltà di gestione della categoria, che, a causa di un egoismo ora inopportuno non riesce ad accordarsi per fare massa e vare parola sui tavoli che contano.
Qualsiasi prodotto viene sbarcato, al mercato viene venduto per poco ma al supermercato il prezzo lo si vede anche decuplicato.
E lamenta, questo pescatore che così facendo si fa credere alla clientela che il pesce nostrano sia la cosa più costosa in commercio ma i pescatori, conclude faranno fatica a Natale a mettere in tavola il panettone.
Ci sono barche che non riescono a tirare avanti a causa dei prezzi al mercato bassi come non mai. Qualche prodotto riesce a tenere il prezzo ma il rischio è che troppa merce resti invenduta. Il prezzo fa voglia ma i frigoriferi sono pieni. Si può solo sperare che la situazione migliori per tutti, pescatori e commercianti.
Sono i primi, i pescatori, a darsi degli stupidi, almeno è quello che dice uno che pratica la pesca con i rapidi, non ci si riesce a mettere d’accordo. Si potrebbe lavorare meno e guadagnare di più, andremmo tutti meglio ma invece preferiamo portare quintali e quintali di pesce venduto a prezzi regalati, svenduto o invenduto.
E il susseguirsi dei commenti in cui la categoria afferma di essere con l'acqua alla gola e che, in definitiva, la cosa non interessa a nessuno. Già c’è chi pensa al dopo Natale, quando la richiesta sarà inferiore a quella attuale, quando sarà più conveniente ligare ben le sime e stare in banchina.
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