sabato 3 aprile 2021

LA MARINERIA DI CHIOGGIA CHIEDE I DANNI PER L’APERTURA DEL MOSE A FINE DICEMBRE: IN FUMO 600MILA EURO AL GIORNO

Un'azione legale per chiedere i danni dell'astensione forzata dalla pesca, dovuta al sollevamento non necessario delle paratoie del Mose. Hanno in mente di chiederla gli armatori clodiensi, organizzatisi per prendere i contatti con avvocati del settore: in un periodo difficile come questo, il Mose alzato durante i giorni di maggior pescato e guadagno -come quelli del dicembre scorso e del prossimo- sottrae alla marineria di Chioggia circa 500 o 600mila euro al giorno.

La stima è di Elio dall'Acqua, referente di Federpesca Veneto, che stamane ha accolto Chioggia Azzurra nella cabina di guida del peschereccio Superbo. Il problema più grande, connesso alle operazioni del Mose -quando necessarie- è la perdurante assenza della conca di navigazione: «Cinque incontri sono previsti la prossima estate - spiega Dall'Acqua - con tutte le realtà professionali, impegnate nel tavolo di concertazione a livello regionale e metropolitano. Ma non abbiamo ancora parlato con la commissaria straordinaria Cinzia Zincone».
I tempi di realizzazione della conca parlano di due anni, e ancora non si sa quando inizieranno i lavori: «Essa serve anche al porto di Venezia per le navi - continua l'armatore - oltre che alla flotta peschereccia. Se l'intenzione è iniziare dalla bocca di Malamocco, dove possono transitare anche i rimorchiatori, dovremo entrare e uscire da là finché quella di Chioggia non sarà pronta, aggiungendo ulteriori disagi». La situazione è peggiorata anche dalla legislazione europea, come per le telecamere a circuito chiuso, che secondo Elio dall'Acqua limitano la privacy a bordo e genereranno ulteriore confusione.
«Inoltre - conclude il rappresentante della categoria - la riduzione richiesta allo sforzo di pesca non tiene conto del fatto che usciti dal lockdown la marineria si è data alcune regole, come pescare solo 3 giorni la settimana anziché quattro per lo strascico, 64 ore per chi lavora coi rapidi, trattandosi di barche più numerose. Quello di oggi è un livello sostenibile finché il prezzo è soddisfacente: ma con minor sforzo di pesca, nemmeno potremo andare in mare, proprio ora che la fauna ittica torna sotto costa, perché bisogna garantire il minimo salariale ai dipendenti. Purtroppo non vediamo l'Italia battere i pugni in Europa, nemmeno quando si parla di rottamazione di natanti nuovi anziché datati».

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