Anche l'assessore regionale alla Pesca Cristiano Corazzari, nell'incontro online organizzato dal Distretto di pesca dell'Adriatico settentrionale con gli assessori emiliano e friulano (oltre a quello della Regione Marche, in procinto di aderire), ha evidenziato la necessità di far coesistere sostenibilità e produttività nel settore. Due i temi affrontati, ovvero il fermo pesca aggiuntivo e la pianificazione dello spazio marittimo. L'assessore veneto -sotto la cui egida si è svolto l'incontro- ha ritenuto opportuno condividere le esigenze pervenute dalle marinerie dell'alto Adriatico riguardo al fermo pesca aggiuntivo, indicato dal decreto ministeriale: uno strumento che di fatto penalizza la flotta peschereccia, colpendo ulteriormente un settore già indebolito dalla crisi dovuta alla pandemia e che si trova a dover affrontare nuovi ostacoli, spesso ritenuti incomprensibili ma che, di fatto, provocano un minor impegno.
Il Distretto ha quindi deciso di chiedere al ministro Patuanelli un incontro per discutere delle caratteristiche che rendono peculiare la pesca nell'alto Adriatico e per condividere le scelte future. A tal proposito ha redatto un documento, in cui sono racchiuse le istanze delle associazioni di categoria, che sarà inviato al governo e all'Unione Europea. Tra le richieste, viene chiesto di ristabilire un equilibrio maggiore tra le componenti della sostenibilità nel settore, difendendo anche il lavoro dei pescatori e degli armatori oltre alla tutela dell'ambiente. Il comparto ittico, inoltre, vede la necessità di congelare per 5 anni il numero di giornate di fermo pesca aggiuntive: ciò per poter verificare se le misure intraprese finora abbiano un esito significativo, oltre a sperimentare modelli di gestione che possano essere sostenibili per la risorsa, per l'economia e per la forza lavoro, e a misurare i trend delle catture.
Altre istanze enunciate sono relative alle accelerazioni dei cambiamenti climatici e alle conseguenti interazioni con le caratteristiche dell'ambiente marino, includendo la competizione tra le specie; considerare la pesca un settore strategico per le comunità costiere, e di conseguenza diventare una priorità per la Commissione Europea; coinvolgere la pesca nelle valutazioni concernenti l'impatto che alcune infrastrutture potrebbero avere sulla risorsa ittica e i sedimenti; modificare le classi di lunghezza FT delle imbarcazioni, per diversificare le più opportune misure di mitigazione. Il problema saliente attuale è la riduzione dell'attività di pesca a favore della sostenibilità, senza però che ci siano i numeri per poter giudicare la correttezza di questo metodo: alla luce dei fatti c'è l'eventualità che il metodo non funzioni, e che la categoria venga penalizzata inutilmente. La compresenza della tutela dell'ambiente marino con il mantenimento e lo sviluppo delle attività economiche che hanno per sede il mare è, secondo l'assessore Corazzari, «un tema complesso che coinvolge le Regioni, oltre ai rappresentanti delle organizzazioni professionali di categoria. Spetta al governo, tuttavia, fare sintesi anche in sede europea».
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