I sindacati dei lavoratori della pesca, federati a CGIL, CISL e UIL, attraverso un comunicato unitario esprimono forte preoccupazione per gli effetti del decreto ministeriale che raddoppia le giornate di fermo per la pesca a strascico. Passano infatti da 15 a 30 i giorni di stop per le barche inferiori a 24 metri, da 20 a 40 per quelle di lunghezza superiore.
Il decreto - si legge nel testo - mette a rischio la sopravvivenza stessa delle imprese del settore ittico, con pesanti ripercussioni occupazionali: «La mancanza di ammortizzatori sociali strutturati rischia di far implodere un settore già in sofferenza, ma che ha continuato a lavorare nonostante le gravissime ripercussioni dell'emergenza sanitaria nell'economia, con la chiusura di hotel, ristoranti e catering».
Una decisione sbagliata - ripetono FAI CISL, FLAI CGIL e UILa Pesca - «frutto di accanimento normativo senza eguali, che non trova giustificazioni e che niente ha a che fare con il mantenimento degli stock ittici. Garantiamo ai pescatori l'impegno dei sindacati confederali ad assumere tutte le iniziative necessarie per scongiurare questa ulteriore minaccia alla continuità lavorativa».
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