Elio dall'Acqua, con altri armatori della flotta peschereccia di Chioggia, si fa portavoce del Consorzio Armatori Motopescherecci e della Cooperativa Pescatori Clodiense nel sostenere la candidatura della città a capitale italiana della cultura per il 2024. Anche per il settore «è un onore» appoggiare questa evenienza, dopo l'intervento a supporto da parte del direttore del mercato ittico, Emanuele Mazzaro, e dell'assessore regionale alla Pesca, Cristiano Corazzari.
La candidatura di Chioggia sta incontrando sempre maggiori consensi nel territorio, da numerose associazioni che vedono in questa opportunità un'occasione per emergere. Oltre che dallo stesso consiglio comunale, il quale ha approvato all'unanimità l'ipotesi, dando il via -con il primo atto ufficiale- alla futura costituzione del comitato tecnico per la presentazione del progetto, abbinata all'individuazione di un project manager in grado di dare un indirizzo a tutte le istanze che emergeranno durante la campagna.
La prima marineria dell'Adriatico, pure in un contesto difficile per via dell'emergenza sanitaria, ha continuato a lavorare sostenendo l'economia della città, dove "l'arte della pesca" è anche cultura e tradizione popolare. Lo stesso attrezzo principe del mestiere, la rete, in dialetto viene definito arte: sono diversi i filamenti con cui le reti vengono realizzate, come è diversa la larghezza delle maglie, a seconda del pescato che si vuole imbrigliare e quello che si vuol lasciare libero. Ogni pescatore le prepara a sua discrezione, a seconda del tipo di barca, ma anche della potenza del motore.
Alcuni motopescherecci durante l'anno cambiano tre tipi di arte: per la salvaguardia del mare, negli anni le reti sono cambiate nei materiali, e al giorno d'oggi vengono utilizzate fibre meno inquinanti possibili. Queste accortezze fanno si che la pesca non sia solo un lavoro: Elio dall'Acqua racconta ciò che il settore sta cercando di realizzare per salvaguardare il mare e la risorsa, e per proteggerle dall'inquinamento.
«Due progetti sono al vaglio - spiega l'armatore - il primo intende convertire il polistirolo in gasolio, con processi industriali da attuare al di fuori del territorio. Il secondo invece vedrebbe coinvolti direttamente i pescatori a strascico, i quali dovrebbero contribuire raccogliendo i rifiuti plastici e il polistirolo che vengono issati a bordo assieme al pesce». Alcuni di loro già lo fanno dal 2012: attività per la quale hanno ricevuto un riconoscimento da parte dell'amministrazione comunale.
In questo secondo progetto, il rifiuto così raccolto -oltre al polistirolo di scarto nell'attività di commercio del mercato ittico- andrebbe conferito verso il riciclaggio, in un progetto di economia circolare che a tali scarti darebbe una seconda vita. Sono progetti oggi allo stato di indagine e di studio, ma le marinerie chiedono che possano essere realizzati con urgenza, anche con la collaborazione del Comune. «L'attività di raccolta dei rifiuti, praticata su base volontaria - continua il collega Denis Padoan - stava cominciando a portare buoni frutti. Dopo ogni uscita in mare i pescatori rientravano con sacchi di plastiche che venivano sottratte al mare stesso, e conferite nel cassonetto messo a disposizione da Veritas nell'area del mercato ittico. Cominciavamo a vedere il mare più pulito.
Da due anni però il cassonetto è stato ritirato, e non abbiamo modo di smaltire ciò che recuperiamo. Siamo costretti a rigettare in mare ciò che raccogliamo, e il mare sta riempiendosi nuovamente di sporcizia». Dall'Acqua e Padoan lanciano un appello affinché almeno il cassonetto torni nella sua locazione in fronte al mercato ittico all'ingrosso, in modo che i pescatori virtuosi siano messi nella condizione di poter conferire ciò che raccolgono per il bene del mare, della risorsa e, soprattutto, della comunità.
Per la tutela del mare, il settore della pesca ha subìto molte restrizioni, provenienti negli ultimi anni anche dall'Unione Europea: a partire dal fermo pesca della durata di 60 giorni, al divieto di pesca nelle giornate di sabato e domenica più altre infrasettimanali, oltre ad altre imposizioni atte a ridurre lo sforzo di pesca per tutelare la risorsa. Che, nonostante ciò, viene a mancare comunque.
Il quesito che si pongono i pescatori è quanto utile possa essere la diminuzione dello sforzo di pesca, se non sembra essere questo il motivo per il quale la risorsa viene intaccata: il pescato è ridotto, mentre aumentano le spese "vive" per mantenere in attività i pescherecci. «La situazione - ventilano i due armatori - andrebbe valutata cifre alla mano, cercando soluzioni che non diano esclusivamente la colpa ai pescatori».
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