sabato 24 giugno 2023

MA SUONARE LE TROMBE FORSE SERVE SOLO A SPAVENTARE I GABBIANI

Questa mattina al mercato ittico all’Ingrosso di Chioggia si sono riunite tutte le forze politiche a tutti i livelli e tutte le sigle sindacali, trasversalmente, a sostegno dei pescatori, del mondo della pesca e di tutto l’indotto che grazie alla pesca sostiene la propria economia.

I pescatori per l’ennesima volta si sentono bersaglio delle direttive europee che vogliono limitare ulteriormente le aree di pesca entro il 2030 per la pesca a strascico, senza considerare le altre limitazioni che saranno applicate prima nel 2024 e poi nel 2026.

Si tratta di scadenze dietro l’angolo, di limiti che vanno a infierire in un settore che è subissato già da molti problemi tra cui la poca attrattività e la mancanza di un ricambio generazionale. Come ha affermato Elio Dall’Acqua, rappresentante degli armatori e di Federpesca, nel 2030 si vuol dare il colpo definitivo a un settore che dovrà prima superare le imposizioni del 2024 e poi quelle del 2026.
Si tratta di un settore trainante per l’economia italiana, veneta e chioggiotta, che coinvolge un alto numero di lavoratori, la cui dismessa avrebbe ripercussioni importanti e catastrofiche su tutto il tessuto sociale ed economico della nostra città in primis.
Da anni i pescatori si attengono a norme sempre più rigide imposte dall’Unione Europea eppure le difficoltà del settore sono sempre più tangibili. Viene il dubbio che il problema non sia la pesca ma che i motivi della minor disponibilità di stock ittici sia dovuta ad altri fattori. L’aumento delle temperature? La presenza di specie aliene? L’inquinamento? O cos’altro? I pescatori chiedono che non ci si accanisca contro questo settore come se possa essere l’unico responsabile di problemi riscontrati nel nostro mare e nei mari europei, ognuno dei quali vive realtà diverse.
Il nostro territorio vive di pesca, attorno ad essa sono nate tradizioni, mestieri, tipicità che ora si esprimono in un food d’eccellenza, in cibo di qualità, controllato, a chilometri zero.

Limitare la pesca nelle realtà costiere europee significa essere costretti ad approvvigionarsi da realtà extra Europa dove le norme da rispettare sono meno rigide per le catture e la tutela per i lavoratori è minore, aprendo varchi per la commercializzazione del cibo sintetico tanto osannato proprio nelle sedi europee.
La domanda che ci si è posti è se queste scelte siano veramente dettate da una strenua volontà a difesa dell’ambiente (cieca di fronte a problemi che non siano legati alla pesca) o se siano spinte da poteri economicamente forti.
Grandi assenti alla manifestazione i pescatori, proprio coloro che dovrebbero essere maggiormente coinvolti. Non si accorgono che il 2030 è alle porte o sono increduli di fronte a certe imposizioni da credere che non sia possibile che vengano messe in pratica.

O forse pensano che manifestare suonando le trombe delle loro barche, per alcuni un debito che nel 2030 non sarà ancora riscattato, serve soltanto a spaventare i gabbiani.




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