lunedì 26 giugno 2023

LA PESCA HA UN FUTURO TROPPO INCERTO, QUALE APPETIBILITÀ PUO' AVERE AGLI OCCHI DI UN GIOVANE?

Le parole che sono state lette ieri, scritte da un ramponante, dure nei confronti della categoria, della politica e dei sindacati e a favore delle limitazioni europee, non sono passate inosservate.

Si è sentito preso in causa Roberto Penzo, Tanfa, nel punto in cui si è fatta notare l’assenza dei pescatori. Tanfa ha voluto precisare che la sua assenza è pesata in primis a lui stesso ma era trattenuto altrove. Tanfa è sempre in prima linea e non crediamo che nessuno abbia pensato a lui alle parole che accusavano i “pescatori assenti”.
Secondo Penzo i ramponanti, categoria di cui fa parte, saranno tra i primi a scomparire, al fianco dello strascico; le intenzioni dell’Europa sembrano essere quelle. Ci sono punti che hanno però bisogno di approfondimento.

Se l’intento dell’Europa è quello di limitare la pesca professionale in modo drastico, abbattendo lo sforzo di pesca e limitando le attrezzature a quelle meno impattanti, come si porrà nei confronti di coloro che praticano la pesca sportiva, i cui numeri per praticanti e per pescato non hanno nulla da invidiare, proporzionalmente, alla pesca professionale.
Ci sono problemi più attuali che, risolti, permetterebbero alle barche di uscire anche con ciurme al di sotto del tabellare. In questa stagione molti si sbarcano per poter rivolgere la loro attenzione alla pesca delle vongole veraci, molto più remunerativa, lasciando l’equipaggio della barca sguarnito.

Al di sotto di un tot di uomini di equipaggio le barche non possono uscire in mare, ma l’armatore deve comunque dare un minimo garantito all’equipaggio che resta. Un cane che si morde la coda quindi.
Ora però le strumentazioni attuali permettono a un numero minore di uomini di svolgere le stesse mansioni. In questo Penzo è chiaro, i pescatori dovrebbero far fronte comune su richieste propositive sollecitando i sindacati e politica di portare avanti istanze come questa in modo che le barche possano comunque uscire in mare, ripagarsi delle spese e garantire il minimo all’equipaggio.

Non c’è niente di peggio, ci dice, di avere una barca e non poter uscire in mare per mancanza di uomini. E se qualcosa di peggiore c’è, è trovare qualcuno che si presta al lavoro ma che necessita di adeguare le certificazioni per potersi imbarcare, per ottenere le quali serve circa un mese, vanificando l’entusiasmo e accorciando le prospettive di lavoro. La burocrazia dovrebbe permettere agli uffici di svolgere velocemente alcune pratiche e non mettere il bastone tra le ruote. Ma un altro tema è uscito dirompente ed è la mancanza di un ricambio generazionale, non solamente nel mondo della pesca. In questo settore ci sono le scuole adesso che insegnano il mestiere ma questo, più di altri, è un mestiere duro e i giovani non sembra vogliano farlo. Tra l’altro quanta appetibilità può avere un mestiere con futuro così incerto.




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