Nessuna marineria è unita, non esistono marinerie unite. Non c’è unione nel settore, in tutta Italia, e non è mai esistita ci dice un marinaio che ci scrive da Pescara a confermare la situazione che viviamo anche a Chioggia.Si pesca anche di sabato e di domenica, anche a Pescara, con lo strascico, ma i marinai non sono soddisfatti. Già con i tre giorni si raggiungono le 72 ore e sono più che sufficienti, ci dicono.
Fino a quando le ore di pesca non sono regolamentate dallo Stato, ribadisce, nessun armatore rinuncerà a uscire per pescare anche nei fine settimana. Se lo Stato concede 120 o 150 giorni di pesca all’anno, gli armatori li vorranno portare tutti a buon fine.
Il prezzo del gasolio ora è dovunque troppo alto e costituisce ancora il costo maggiore nel bilancio dell’attività di un peschereccio, e la quota di un marinaio difficilmente arriva ai 2000 euro al mese, che dovrebbe essere una paga normalissima per un pescatore considerando le ore che passa in mare e il tipo di lavoro che fa.
L’unione nella pesca non è mai esistita, ribadisce, ricordando che all’inizio del conflitto russo-ucraino con i primi aumenti del gasolio si è provato a scioperare insieme per dare maggior voce alla protesta senza però riuscirci.
“Ora si soffre, si esce per poco, si guadagna poco, ma l'insoddisfazione nel settore la si vede dal fatto che i marinai italiani stanno lasciando il posto agli extracomunitari, provenienti dal Senegal, Tunisia e altri Paesi.
A Pescara di italiani sono rimasti solo i capitani mentre da Civitanova Marche verso sud gli equipaggi sono composti totalmente da stranieri.
“La scelta di uscire in mare o rimanere in banchina non è più una scelta. Se si muove uno si muovono tutti.
Se non c’è una norma dall’alto che obblighi a stare in banchina, nessuno rinuncerà a una pescata” conclude “ ma chi è che, potendo scegliere, andrebbe a lavorare il sabato e la domenica piuttosto che stare con la sua famiglia.
E, soprattutto, cosa si potrebbe fare per migliorare le cose?”
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