mercoledì 27 marzo 2019

NUOVO CONTRATTO DELLA PESCA, AUMENTANO I SALARI. DUBBI DEGLI ARMATORI PER IL CONGEDO MATRIMONIALE DI 15 GIORNI

Il 19 marzo scorso è stato firmato dai sindacati confederali e da FederPesca il nuovo contratto nazionale di lavoro per il settore marittimo, che coinvolge 20mila addetti in tutta Italia e 850 nella sola marineria di Chioggia. Gli effetti valgono fino al 2021, e comportano una serie di novità dalla parte dei pescatori: in primis l’aumento salariale del 6.1% in tre mandati, poi l’istituzione di un fondo sanitario integrativo, che sarà operativo dal 1° giugno prossimo. In forza dell’accordo, gli armatori verseranno 10 euro al mese per ogni lavoratore, con una diaria di 50 euro in caso di ricovero. Inoltre, i pescatori imbarcati in precedenza a tempo determinato avranno la priorità in caso di future assunzioni dalla stessa impresa.
Con le nuove disposizioni, il contratto nazionale -che era sempre stato considerato anomalo- parifica il pescatore agli altri lavoratori del mare e di terraferma: un buon passo anche secondo molti armatori, i quali restano semmai perplessi dall’introduzione del congedo matrimoniale di 15 giorni. In tanti paventano di non riuscire a trovare sostituti all’altezza e che vogliano essere disponibili anche solo per lo stretto tempo necessario. Anche altri aspetti del nuovo contratto creano dubbi in seno alla categoria datoriale: pur ritenendolo un accordo positivo, alcuni sostengono che garantire il minimo salariale aumentato sia difficile in tempi di crisi. L’armatore – viene sostenuto - è spesso colui che lavora assieme ai dipendenti, e il peschereccio non è un’impresa come le altre, a meno che non sia talmente fornito da trasformare il prodotto su scala industriale.
Qualcuno teme che le novità rendano più facile per un marinaio disimpegnarsi nei periodi di magra e trovare altre fonti di reddito, per poi tornare all’ovile con una certa comodità. Sabato mattina a palazzo Grassi gli aderenti al sindacato FLAI della CISL discuteranno gli ultimi sviluppi e anche la situazione dei rimborsi per il fermo pesca: quelli relativi al 2017 sono in ritardo di oltre un anno e mezzo, e ci sarà bagarre anche per quelli della sosta forzata del 2018. Intanto sono all’orizzonte due nuove associazioni di categoria, la Principesca (che ha assorbito il grosso dell’associazione Marinerie d’Italia e d’Europa) e l’Unione Pescatori Italiani, che stanno cercando di radicarsi nelle regioni di modo da avere rappresentanza nel territorio. L’UPI ha indetto uno sciopero nazionale a fine aprile, con manifestazione a Roma.

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