domenica 24 ottobre 2021
CARO GASOLIO, ONERI FISCALI E RIDUZIONE SFORZO DI PESCA: MARINERIA A RISCHIO DEFAULT
A Pescara si sono riuniti nei giorni scorsi una sessantina di armatori rappresentanti la flotta della pesca a strascico non solo dell’Abruzzo ma anche altri, provenienti dalle marinerie di Marche, Emilia e Veneto, per discutere sulle problematiche attuali che sta vivendo il settore della pesca e che, se non si troveranno soluzioni ai molteplici problemi, potrebbero essere ridotti sul lastrico.
Per la marineria chioggiotta sono intervenuti, in quanto armatori, Elio dall’Acqua e Roberto Penzo detto “Tanfa”.
Sono tre i punti che uniscono le marinerie, a cominciare dal caro gasolio, che è aumentato negli ultimi tempi in una maniera insostenibile e che, se dovesse continuare ad aumentare su questo trend, potrebbe costringere molti armatori a non avvicendarsi in mare, soprattutto nei periodi in cui la pesca è meno fruttuosa e la richiesta di pescato meno pressante.
Un secondo punto, non meno importante, la questione delle spese, degli oneri fiscali che incidono per 365 giorni annui mentre le giornate effettive di lavoro sono circa 120, un terzo.
E terzo punto lo sforzo di pesca, sulla cui diminuzione si è fatta sentire l’Unione Europea diminuendo le giornate lavorative che porteranno i 120 giorni attuali a 90.
I piani di gestione dello sforzo di pesca italiano non sembra che abbiano però tenuto conto delle barche che in questi anni sono state demolite, si tratta di un 15% della flotta. Barche che non possono più essere messe nel computo quando si parla di sforzo di pesca.
In questi mesi gli armatori riescono a pagare gli uomini in quanto si è ancora in un periodo fruttuoso, sia per quanto riguarda il pescato che la richiesta al mercato, ma, solitamente, a gennaio le cose cambiano, e gli armatori faranno molta più difficoltà a dare, ai marinai, il salario minimo garantito. L’aumento delle spese, del gasolio in primis, la diminuzione dello sforzo di pesca, a quel punto provocheranno un grande problema al settore.
La proposta è che le regioni interessate interpellino i propri assessori al settore pesca, per il Veneto si tratta di Cristiano Corazzari, e di creare un tavolo unico di discussione in cui far convergere i problemi che uniscono le marinerie dell’Adriatico e portarle all’attenzione di Roma prima, e di Bruxelles poi.
Nel caso in cui la voce del settore sia ancora troppo fievole per far sentire le proprie ragioni e il proprio grido d’aiuto, non è escluso che si faccia sentire mettendo in atto una serie di scioperi generali.
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