lunedì 25 agosto 2014
La seppia di Chioggia diventa Prodotto tradizionale della Regione Veneto
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La seppia di Chioggia, da sempre pescata e lavorata con sistemi tradizionali negli
stabilimenti locali, ha ottenuto il riconoscimento ufficiale di “prodotto tradizionale” con
decreto del Ministero delle politiche agricole del 5 giugno. Ora i produttori potranno
riportare in etichetta e nel materiale promozionale la frase: “Prodotto inserito nell’Elenco
Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali”.
La seppia, da sempre pescata dalle marinerie di Chioggia e lavorata con sistemi
tradizionali dagli stabilimenti della città, ha finalmente ottenuto il riconoscimento ufficiale
di prodotto tradizionale con il Decreto del ministero delle Politiche agricole e forestali
(Mipaaf) del 5 giugno 2014 ed è stata inserita nella “Quattordicesima Revisione dell’Elenco
Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali”.
Il riconoscimento ufficiale di prodotto tradizionale può essere considerato uno strumento
informativo per il consumatore e di marketing per le imprese locali.
I produttori infatti potranno ora riportare in etichetta e nel materiale promozionale la
seguente frase: ”Prodotto inserito nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari
Tradizionali”.
A spiegare le caratteristiche che hanno fatto delle sepe de Ciosa un prodotto riconosciuto
a livello nazionale Luciano Boffo e Patrizia Buratti, dei servizi veterinari dell’Ulss 14,
già autori, nel dicembre scorso, del “Manuale di Corretta Prassi Igienica della Pesca e
Lavorazione della Seppia nell’Alto Adriatico” e membri del Comitato scientifico che ha
reso possibile l’attuale inserimento della seppia di Chioggia tra i prodotti tradizionali.
“Il primo requisito - precisano Boffo e Buratti - è che questo mollusco cefalopode,
denominato seppia bianca di Chioggia, sepe de Ciosa o seppioline di Chioggia, provenga
esclusivamente dalla pesca locale. Il nostro compito è stato innanzitutto quello di
ricostruire e documentare con scritti e fotografie le imbarcazioni, gli attrezzi e i sistemi
impiegati per la pesca e la lavorazione della seppia nei secoli scorsi evidenziandone gli
aspetti di continuità con i sistemi di preparazione tutt’oggi in uso a Chioggia”.
E aggiungono: “La codifica dei requisiti igienico-sanitari delle lavorazioni e del valore
nutrizionale del prodotto finito ha tenuto conto proprio delle particolarità della tecnologia
produttiva impiegata a Chioggia a partire dalla prima metà del secolo scorso, quali
l’eviscerazione e la spellatura rigorosamente manuale del cefalopode e i ripetuti lavaggi in
acqua salmastra depurata sotto pressione”.
I due veterinari evidenziano peraltro come “proprio il trattamento esclusivo con acqua
salmastra depurata, la cui salinità e composizione in microelementi coincidono con quella
dell’ambiente naturale in cui il mollusco vive, consenta di ottenere un prodotto finito di
particolare pregio”.
D’ora in avanti dunque la seppia di Chioggia potrà essere apprezzata per le sue carni
tenere e gustose con la consapevolezza di consumare un alimento di eccellente qualità
organolettica e che per le informazioni fornite circa i processi produttivi, la disponibilità e la
provenienza può a ragione ritenersi genuino.
I progetti e le aspettative per la seppia di Chioggia e i produttori locali non finiscono qui: il
Comitato Scientifico è attualmente impegnato nella messa a punto di una procedura per la
codifica di un marchio di qualità delle sepe de Ciosa.
Una scheda sulla seppia di Chioggia è stata inserita negli atlanti sui sapori veneti che
l’assessore regionale all’agricoltura e la pesca, Franco Manzato, ha presentato in questi
giorni.
Per chi volesse saperne di più consultare il sito: www.regione.veneto.it/web/agricoltura-e-
foreste/prodotti-tradizionali
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