Si allarga a macchia d’olio il caso degli armatori della piccola pesca che si sono visti ingiungere dall’INPS il pagamento arretrato di sanzioni contributive sproprositate, in forza del cambio nell’interpretazione delle norme di settore. Dopo la segnalazione del pescatore Marco Perini, che lo scorso 4 luglio alle telecamere di Chioggia Azzurra aveva denunciato l’arrivo di 30mila euro annui di oneri da versare, lo scorso venerdì anche la marineria di Fano si è vista intimare i pagamenti impossibili: lo racconta sempre a Chioggia Azzurra Alberto Verani, della cooperativa della Piccola Pesca locale. «Siamo in difficoltà, pagavamo i contributi secondo la legge 250 del 1958, ma questa applicazione è stata impugnata con un decreto emesso ad aprile. Quindi ora l’INPS mi ha chiesto 7mila euro arretrati in cinque anni, pur avendo imbarcato marinai per soli cinque mesi dal 2014. Si tratta di una cifra che se siamo fortunati riusciamo a guadagnare in un anno».
Alberto ha una barca di 10 metri -adatta a ospitare al massimo tre persone- ma negli ultimi tempi lavora da solo: «Ci hanno inquadrati come soci di una cooperativa, usufruiamo della legge 250 che permette di pagare contributi agevolati, invece vogliono che siano pagati secondo la legge 413/1984». Che peraltro garantisce alcuni sgravi agli armatori e più contributi al pescatore, con trattamento pensionistico migliore. Ma proprio per alcune marinerie delle Marche, come Civitanova e Ancona, l’INPS ha fatto dietrofront e intende applicare la legge del 1958, mentre in Liguria è attiva una terza disciplina: l’interesse generale spinge verso l’univocità e la parità di trattamento in tutta Italia.
Nel frattempo a Chioggia i tagliandi da pagare entro il mese sono arrivati a decine di operatori: accanto a chi dovrebbe pagare 10mila euro per sei mesi, c’è anche chi si è visto contestare una somma di 180mila euro in 30 giorni di tempo, con il cumulo del numero di persone imbarcate. Tre cooperative -Mare Azzurro, coop Vongolari e la coop Pescatori Clodiense che raccolgono almeno trenta armatori colpiti dalle sanzioni- si sono rivolte allo studio legale mestrino Scopinich Olivetti Checchetto, per contestare i presupposti del decreto attuativo. In pratica, secondo i pescatori, nel rapporto di lavoro in barche al di sotto delle 10 tonnellate ha senso la distinzione tra dipendente e invece socio di una cooperativa, dal momento che nel primo caso risponde l’armatore e quindi si applica la legge 413/1984 che equipara la piccola pesca a quella industriale, pur garantendo alcuni sgravi agli armatori e più contributi al pescatore, con trattamento pensionistico migliore.
Entra nella questione anche la pesca da posta, e il reddito prevalente tra quello ottenuto pescando in mare anziché in laguna per chi svolge entrambe le professioni. Il tema è ancora in divenire, ma una cosa è certa: gli armatori e le cooperative della piccola pesca non ci stanno a passare da evasori, poiché i contributi li hanno sempre versati secondo una legge vigente che era ritenuta quella da applicare.
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