Roberto Penzo, conosciuto nel mondo ittico chioggiotto come Tanfa, è il secondo armatore ad essere intervenuto nella giornata organizzata per discutere sulla sicurezza del lavoro in mare, nell’ambito degli Stati Generali della Pesca, tenuta il giorno 28 gennaio presso il Mercato Ittico all’ingrosso, voluta dal direttore dello stesso, avv. Emanuele Mazzaro. Attività come quelle della pesca devono essere ben gestite, afferma Penzo, completamente a norma. I corsi si fanno, chi li organizza sale anche anche a bordo e dà dimostrazioni delle procedure da rispettare a seconda delle varie eventualità. La sua impresa si sente ben seguita ed è da 16 anni che segue corsi nell’ambito della sicurezza. Gli armatori spendono per la sicurezza, magari in maniera diversa, ma ognuno cerca di organizzarsi al meglio.
Anche se alcune direttive del Ministero non sembrano essere in linea con le norme per la sicurezza, come quando si parla delle giornate aggiuntive che non possono essere tenute in considerazione nelle giornate di buon tempo. Per pareggiarle viene richiesto, in controtendenza, di stare a casa con le giornate di tempo buono e uscire in mare col tempo brutto. Si tratta di decisioni politiche incomprensibili, afferma Penzo.
Le unità da pesca vengono mantenute in ottime condizioni ma a un certo punto la spesa effettuata per l’ammodernamento della barca o per effettuare dei corsi va a incidere nel guadagno. Gli armatori garantiscono ai lavoratori i minimi salariali e pagano i contributi per 360 giorni all'anno, lavorando però per soli 140 giorni, che a breve diventeranno poco più di cento. Nel momento in cui non si riuscirà più a garantire il minimo, prosegue Penzo, l’unica alternativa sarà demolire l’unità da pesca.
Negli ultimi anni il Ministero invita ai tavoli di concertazione la parte sindacale. E va bene che vengano tutelati i marinai, ma è giusto che sia tutelata anche la parte degli armatori, a cui sta pensando Federpesca.
Purtroppo sono i marinai a mancare, non si riesce più a trovare gioventù che abbia voglia di intraprendere questa professione, senza considerare che per l’assunzione di extracomunitari non esistono sgravi fiscali.
La barca non è come una fabbrica, conclude Penzo, ma come una famiglia, e, se ci sono problemi, si trova il modo per risolverli. A bordo di una barca non si può fare a meno di andare d’accordo, si passa più tempo a bordo che in famiglia. E anche Penzo sottolinea l’importanza del riconoscimento del lavoro usurante per la categoria e si augura che i sindacati possano agire e spingere in questo senso.
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