Il cambiamento climatico potrebbe avere conseguenze importanti anche nell’acquacoltura.
Sono stati fatti degli studi a riguardo, l’ultimo uscito a dicembre dello scorso anno su Global Change Biology in cui sono state portate alla luce le eventuali trasformazioni a cui l’acquacoltura potrebbe andare incontro. Un’industria che fornisce metà del pesce consumato nel mondo e sulla quale si conterà anche nei prossimi anni in maniera preponderante. Dalla ricerca è risultato che entro il 2090 la quantità dei prodotti da acquacoltura marina, come i molluschi, potrebbe diminuire del 16% se nulla sarà fatto per contenere il rialzo delle temperature globali. Apportando cambiamenti positivi al clima la quantità del prodotto potrebbe invece aumentare del 33% entro la fine del secolo.
Nella peggiore delle ipotesi la produzione potrebbe crollare drasticamente in Cina, Bangladesh, Myanmar con un impatto inferiore per i bivalvi, come le cozze, ostriche e le vongole, rispetto all’impatto che avrà sulla produzione dei pesci. Questo a causa dell’alimentazione delle specie supponendo a maggior rischio le specie che si nutrono di farine e oli estratti dai piccoli pesci , quali aringhe e acciughe, anch’esse specie in pericolo.
A meno rischio le specie che si nutrono di proteine vegetali. Una scelta da ponderare per chi lavora nel settore.
Nessun commento:
Posta un commento