domenica 23 gennaio 2022

ELIO DALL'ACQUA (CONSORZIO ARMATORI): CARO GASOLIO,AUMENTO DELLE MATERIE PRIME E CONCA DI NAVIGAZIONE FERMA MANDERANNO IN DEFAULT DEFINITIVO LA MARINERIA


Il rammarico dei pescatori è tangibile di fronte a questo ennesimo smacco che viene dato alla categoria. Ciò che inasprisce gli animi adesso è quanto viene comunicato riguardo i fondi stanziati dal Ministero al Consorzio Venezia Nuova per pagare i debiti pregressi e poter continuare con i lavori, a cominciare dalle opere di compensazione, quali il porto rifugio e le conche di navigazione.

La categoria è in ginocchio e non sembra ci si renda conto dell’impatto socio-economico che da ciò può derivare. Il numero degli operatori nel settore e nell’indotto a Chioggia, nel Veneto e in Italia è tale che non si può far finta di nulla.

E le parole dell'armatore Elio dall’Acqua sono dure: “Per chi lavora nella pesca e che deve rientrare in porto in una giornata di maltempo, trovarsi davanti le barriere del Mo.S.E. sollevate non costituisce una bazzecola. Tra le dighe il maroso è ancora più feroce di quanto lo si può trovare in mare aperto e mantenere la stabilità della barca preservando la distanza dalle altre che devono rientrare in porto, non è facile. È pericoloso. Si parla di sicurezza. I pescatori non vengono messi in condizione di sicurezza nel momento in cui si attivano le barriere senza tenere conto del numero delle unità da pesca che si trovano in mare aperto e che devono rientrare.

Si dice che per mettere una categoria di persone in sicurezza i soldi ci siano ma non possono essere spesi per questioni burocratiche. Si sentono le promesse che il primo cittadino riporta da Roma dopo che dal Ministero gli vengono date tutte le rassicurazioni del caso.

La categoria viene invitata dagli stessi rappresentanti regionali a rivolgersi a un avvocato per far valere i propri diritti .

Si sentono rassicurazioni sul fatto che si sarà risarciti delle giornate perse a causa del Mo.S.E. Non si sentono i sindacati esprimersi a riguardo.

Si sentono sprecare parole al momento ma alle parole deve seguire concretezza, ora servono i fatti.

I problemi attuali sono numerosi: due anni di pandemia con conseguente calo della richiesta a causa delle difficoltà vissute dagli Ho.Re.Ca, il problema Mo.S.E. che non vede soluzioni, le barche ferme all’ormeggio per causa covid, contagi o quarantene, marinai che si sbarcano in quanto è più conveniente stare a casa con il reddito di cittadinanza che fare la dura vita del pescatore”.

Chi lavora nel settore è amareggiato e rassegnato. Sono tantissimi che continuano a prestare lavoro nonostante siano già in pensione e sono tanti gli armatori che stanno aspettando che esca il decreto per il taglio delle barche per fare domanda e disarmare il peschereccio e togliersi il pensiero di dover continuare a fare questo lavoro che sta snervando gli animi. 

I fondi per il taglio delle barche saranno troppo pochi per accontentare tutti coloro che intendono aderirvi e saranno molte le domande che non saranno soddisfatte. 

Un mestiere che passava di padre in figlio e che si continua a  fare solo perché c’è un immenso amore per il mare.

Il prossimo mese si prevede che molti pescherecci cominceranno a fermarsi o per mancanza di marinai disponibili a lavorare nelle incertezze attuali, o per gli introiti derivanti dal pescato, troppo bassi per coprire le spese, che con il caro gasolio sfrecciano verso l’alto.

Il caro gasolio è solo l’ultimo in ordine di tempo tra i problemi che sta vivendo sulla propria pelle la categoria. Sta aumentando il costo delle reti, dei cavi d’acciaio e di tutto quello che serve per armare una barca e metterla nelle condizioni di lavorare.

La categoria si sente vicina al punto di non ritorno. Servono misure concrete e urgenti. Serve consapevolezza che il punto di non ritorno non riguarda solo la categoria dei pescatori e dell’indotto ma tutti coloro che del pescato italiano vivono.


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